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INIZIA IL GRANDE PELLEGRINAGGIO ALLA MECCA, MA MANCANO GLI IRANIANI

Cominciano oggi i riti del grande pellegrinaggio alla Mecca, durante il quale nella città santa saudita convergono ogni anno milioni di pellegrini – anche se quest’anno mancheranno gli iraniani. Un’assenza dovuta all’esacerbarsi delle tensioni tra Teheran e Riad seguite alla strage di pellegrini intrappolati nella gigantesca calca del 2015.

Il pellegrinaggio alla Mecca, almeno una volta nella vita, è uno dei cinque “pilastri” dell’Islam, ossia degli obblighi che un buon musulmano deve rispettare. Ma quello dello scorso anno fu segnato dalla morte di almeno 2.425 pellegrini secondo calcoli dell’Ap, 5.000 per l’Iran e solo 769 nelle stime ufficiali saudite rimaste ferme ai primi giorni. L’Iran lamentò 461 morti, un bilancio che fece salire alle stelle le tensioni tra Teheran e Riad, riemerse in questi giorni con roventi dichiarazioni da entrambe le parti.

Tensioni in realtà mai sopite, nonostante i più volte dichiarati tentativi di riavvicinamento da parte iraniana, e alimentate dal fatto che Iran e Arabia Saudita sono potenze rivali e su fronti opposti nei conflitti dell’area, dalla Siria allo Yemen e all’Iraq.

A riattizzare nei giorni scorsi il fuoco mai spento la Guida suprema iraniana Ali Khamenei. Dopo la strage, ha detto, i musulmani nel mondo devono trovare una soluzione per la gestione delle due città sante di Medina e Mecca, per porre fine ai problemi creati dai sauditi. Khamenei ha addirittura accusato Riad non solo di cattiva gestione del pellegrinaggio, ma di aver materialmente ucciso molti pellegrini feriti ammassandoli con i morti. I regnanti sauditi, che hanno impedito quest’anno ai pellegrini iraniani di accedere alla Casa di Dio – ha accusato ancora Khamenei, legano la loro sopravvivenza al trono alla “difesa delle arroganti potenze mondiali” e ad un’alleanza con Israele e l’America, “sforzandosi di venire incontro alle loro richieste, e non si vergognano di compiere per questo alcun atto di tradimento”.

Parole di fuoco cui i sauditi hanno risposto anche per voce del Gran Mufti Abdulaziz Al Sheikh, secondo cui – ha riportato la stampa saudita – gli iraniani (in maggioranza sciiti) non sono musulmani, in quanto discendenti dello zoroastrismo.

Mercoledì è entrato in campo anche il presidente iraniano Hassan Rohani, secondo cui i sauditi dovrebbero subire misure punitive da parte degli altri Paesi islamici per rendere possibile “un vero Hajj”. Il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif, da parte sua, ha detto – secondo l’Irna – che “non vi è alcuna somiglianza tra l’islam degli iraniani e della maggior parte dei musulmani, e “l’estremismo bigotto che predicano gli alti clerici wahabiti ed i maestri sauditi del terrorismo”.

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