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Pioli alla guida dell’Inter, oggi l’ufficialità

E’ tutto pronto per il matrimonio Pioli-Inter. Ultimi dettagli da definire, prima di essere presentato come nuovo allenatore del club nerazzurro. Il tecnico parmigiano, che succede a Frank De Boer, deve limare l’accordo economico con Suning, pronto a proporre un contratto fino a giugno 2018 a 1,3 milioni di euro più bonus con una clausola sull’esonero simile a quella che era stata imposta a De Boer. Pioli deve, inoltre, risolvere il rapporto con la Lazio. Esonerato il 3 aprile scorso dal club biancoceleste dopo la pesante sconfitta per 4-1 nel derby, risulta ancora a libro paga della Lazio (1 milione di euro a stagione) fino al giugno 2017.

Sull’imminente nomina di Stefano Pioli, arriva anche l’endorsement dell’ex patron Massimo Moratti, intercettato fuori dagli uffici Saras: “Mi sembra una scelta di buon senso. È un allenatore che conosce il calcio italiano e che ha fatto giocare sempre bene le sue squadre. Cercherà di inserirsi al meglio. Se sono stato interpellato da Suning? No”. Moratti entra anche nel merito delle modalità di selezione: “Non ho mai fatto casting – aggiunge l’ex presidente – ma li vedevo per conto mio. Sono sistemi diversi ma non è detto quale sia giusto e quale sbagliato. Sono metodi trasparenti per compiere una scelta che mi pare ben fatta”.

Marcelino Garcia Toral torna mestamente a casa. Dopo giorni di casting e colloqui, di depistaggi, fughe di notizie e continue oscillazioni nel barometro del gradimento, i cinesi rompono gli indugi e sposano la linea italiana di Giovanni Gardini e Piero Ausilio anche per coinvolgerli nelle responsabilità. Il meno accreditato della vigilia, Pioli, batte al fotofinish Marcelino. Zola era l’ultima ipotesi. I nuovi proprietari sacrificano la loro vocazione internazionale e si lasciano convincere nel corso del summit di questa mattina con la componente italiana.

Marcelino Garcia Toral, ex Villareal, era l’uomo preferito dal Suning tanto da fermarsi a Milano a oltranza. Va a dormire da allenatore dell’Inter ma, all’indomani, tutto cambia improvvisamente. Virata su Pioli, un nome che segna una rottura rispetto a Frank De Boer, mandato allo sbaraglio da Erick Thohir. Non si può reiterare l’errore e quindi meglio andare sull’usato sicuro. E anche il potente procuratore anglo-iraniano Kia Joorabchian, consulente del Suning, ammette che quella di Pioli e’ la scelta migliore. Cadono le ultime resistenze e il casting può dirsi concluso. Tre allenatori in lizza, nessuno di primo piano, una squadra in crisi, una procedura cervellotica e incomprensibile che sfiora il ridicolo e che va avanti da lunedì scorso nell’ilarità generale. Proprio Paolo Bonolis, tifoso storico, commenta acido: “L’importante è che non chiamino Fedez…”.

L’Inter dei cinesi non decolla, è nel caos, fra divisioni e prime epurazioni. Paga Bolingbroke per le sue improvvide parole su De Boer, pronunciate il 28 ottobre all’assemblea dei soci: “Siamo al 100% con Frank. Durante la sosta invernale, sarà il primo momento in cui avrà dieci giorni da passare con i giocatori, noi, ripeto siamo con lui al 100%”. Non fu da meno Ausilio: “Nessun allenatore è stato contattato. Sfido chiunque a dire il contrario. La panchina dell’Inter è di Frank de Boer”. “Quando faccio le mie dichiarazioni sono sempre sincere…”, dice oggi prima della partita. Giravolte ardite ed equilibrismi impossibili in attesa dei rinnovi contrattuali, in scadenza Ausilio e Gardini. Alla fine, il Suning fa cadere la prima testa, quella di Bolingbroke, forse preludio all’uscita di Thohir.

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