Weekend di sangue in Messico, dove nello scorso fine settimana si sono registrati ben undici omicidi in 48 ore. In questo modo, Acapulco, il famoso centro turistico situato sulla costa pacifica del Paese si è diventato l’epicentro della violenza dello Stato del Guerrero. Solo nel 2016 qui si sono verificate 1832 morti violente.
Molti media, hanno definito il bilancio dello scorso fine settimana a un bollettino di guerra. Un ragazzino di 14 anni è stato ucciso insieme alla madre di 35, cinque omicidi sono stati registrati nella zona del porto di Acapulco solo durante la giornata di sabato; inoltre, un cadavere crivellato di pallottole è stato trovato lungo il bordo di una strada, mentre altri due corpi – tra cui quello di un ufficiale della marina mercantile – sono stati rinvenuti in un altro quartiere della città.
Le violenze in Messico sembrano oramai diventate all’ordine del giorno, anche a causa della sanguinosa guerra scatenata dai “signori della droga” che continua a mietere vittime tra le forze di polizia, giornalisti, membri delle stesse bande, ma anche cittadini comuni. Questa escalation di violenze e l’elevato numero di morti sono talmente elevati che hanno contribuito a far abbassare drasticamente l’aspettativa di vita nazionale.
A rivelare lo sconcertante dato è la rivista medica Health Affairs. Nel report viene specificato come tra il 1940 e il 2000 il Messico aveva registrato una costante crescita dell’aspettativa di vita media della popolazione. Nei primi anni duemila la crescita si è arrestata bruscamente e negli anni tra il 2005 e il 2010 il dato – fra gli uomini messicani di età compresa fra i 15 e 50 anni, è sceso dello 0,6%, segnando così una tendenza negativa rispetto alla media degli anni precedenti.