Avrà pure vinto le elezioni con il voto della classe operaia, ma Donald Trump resta pur sempre un multimilionario. E la squadra che sta scegliendo per guidare gli Stati Uniti almeno per i prossimi 4 anni non è da meno. Nello staff figurano donne e uomini facoltosi, con alle spalle imperi finanziari o dinastie ricchissime. Mettendo insieme il loro patrimonio si ottiene una cifra astronomica: 35 miliardi di dollari.
Una squadra di Paperoni
E questo potrebbe far sorgere qualche dubbio sulla loro capacità di comprendere le esigenze delle fasce più deboli della popolazione. In particolare le tante famiglie, con un reddito medio da 55 mila dollari l’anno, che hanno messo nelle mani di Trump i loro futuro, preferendolo a Hillary Clinton. Del resto è stato lo stesso presidente eletto ad aver promesso di mettere gli interessi degli americani, e non quelli di Wall Street, in cima alle sue priorità.
Lo studio
E’ Politico.com a fare i conti in tasca alle personalità sinora scelte o considerate in pole position per essere nominati da Trump che, come è noto, non ha mai pubblicato le sue dichiarazioni dei redditi, e da solo ha un patrimonio di oltre 10 miliardi di dollari.
Pasionaria dell’istruzione privata
Tra i segretari già nominati, Betsy Devos, l’ardente sostenitrice della scuola privata che da ministro dell’Istruzione potrà, a detta dei suoi critici, impoverire ulteriormente il sistema scolastico pubblico americano, ha un patrimonio di famiglia che si aggira intorno a 5,1 miliardi di dollari. E sta creando già polemiche il fatto che un think tank da lei finanziato abbia pubblicato recentemente un articolo in favore del lavoro minorile.
Il petroliere
Gran parte dei nomi del governo Trump hanno quindi legami con la grande industria e con quella Wall Street da lui così tante volte attaccata nei comizi. Harold Hamm, petroliere con un impero di 15,3 miliardi di dollari, viene considerato uno dei principali candidati all’incarico di segretario dell’Energia, con una scelta che darebbe l’ennesimo segnale del tipo di politica energetica che Trump intende fare.
Il re della bancarotta
Al Commercio, invece, è già stato nominato Wilbur Ross, investitore che ha accumulato la sua fortuna, 2,9 miliardi di dollari, acquistando industrie in fallimento e ricavandone profitti, attività che gli ha conquistato i soprannomi di “re della bancarotta” e “avvoltoio”.
Hedge fund
Arriviamo al magnate degli hedge fund, Steve Mnuchin, che vale almeno 46 milioni di dollari, ed è il candidato principale al Tesoro. Ex banchiere di Goldman Sachs, come del resto anche Steve Bannon, il controverso fondatore di Breitbart diventato il consigliere capo della Casa Bianca, un Mnuchin al Tesoro viene considerato come una sorta di regalo di Natale in anticipo a Wall Street, scriveva nei giorni scorsi Politico.
I politici facoltosi
Poi c’è Mitt Romney, che con la sua attività di private equity investitor ha un patrimonio di 250 milioni, e che sarebbe in lizza per l’incarico di segretario di Stato, nonostante la sua nota animosità nei confronti di Trump durante la campagna. Anche Rudy Giuliani lasciata la politica ha guadagnato decine di milioni di dollari con la sua società di consulenze legale e di lobby.
La quota nera
In questo gruppo composto a stragrande maggioranza di uomini – tranne la Devos e Niki Haley, prossimo ambasciatore all’Onu che è anche di origine indiana – l’unico afroamericano, Ben Carson, ha un patrimonio di 26 milioni di dollari. Il neurochirurgo e già avversario di Trump alle primarie, dopo essere stato bocciato per l’Istruzione, forse per le sue posizione apertamente creazioniste, ora è candidato al dipartimento per la Casa e lo sviluppo urbano.