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“Housing first”: il progetto che dà una casa ai senzatetto

Inserire fin da subito i senzatetto in un’abitazione, pagata grazie al reddito di cittadinanza, sussidi o programmi di avviamento al lavoro. Si chiama “Housing first” (letteralmente “la casa innanzitutto”), ed è un modello di intervento nato a New York sul finire degli anni ’80 e poi esportato in Europa, con il Portogallo a fare da apripista. Il progetto mira ad eliminare tutti i passaggi intermedi permettendo a quanti vivono in strada di andare a risiedere in una abitazione vera e propria, eliminando così le permanenze temporanee nelle strutture di prima accoglienza e nei dormitori pubblici. Il progetto, oltre a notevoli benefici sulla qualità della vita dei soggetti, ha comportato un sorprendentemente un risparmio in termini di costi.

In Italia la Federazione italiana degli organismi per i senza dimora (FioPsd) battezzò il neonato network “Housing first Italia” due anni fa. “Quello che proponiamo – spiegò allora Jose Ornelas, accademico portoghese che opera per dare una casa a tutti i senzatetto d’Europa – è un vero e proprio cambio di paradigma, orientato a una maggior libertà di scelta dei soggetti e a una presenza più defilata di tutto il comparto dell’assistenza. Oggi sappiamo che la permanenza in dormitorio porta benefici molto marginali nella vita dei senza fissa dimora: vivere in queste strutture significa continuare a trascorrere la maggior parte della giornata in strada, restando ben ancorati a quello stesso stile di vita che si vorrebbe eliminare. L’80 per cento dei nostri utenti, al contrario, tende a tagliare ogni contatto con la strada nell’arco di sei mesi; e il numero dei ricoveri in reparti psichiatrici o dei trattamenti per l’alcol-dipendenza crolla. Ma, soprattutto, tutti i partecipanti sentono di tornare padroni delle loro scelte”.

A due anni dall’avvio del progetto italiano, i dati restituiscono risultati confortanti in tutte e dieci le regioni italiane interessate. Ad oggi – riporta un resoconto della FioPsd – sono circa 350 le persone accolte (500 se si contano anche i loro figli). Secondo la neo-presidente FioPsd, Cristina Avonto, “il 90 per cento di loro ha tagliato stabilmente i ponti con la strada, trovando una maggiore stabilità in ogni area della vita. A monitorarne i progressi è stato un comitato scientifico i cui membri fanno riferimento a sette discipline diverse, dalla sociologia alla psicologia di comunità”.

A fronte dei buoni risultati, lo scorso giugno il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha stanziato 100 milioni di euro per i progetti del Network, “con un programma mai realizzato in precedenza”. Inoltre, nei giorni scorsi anche la Regione Calabria ha stipulato un protocollo d’intesa per il contrasto alla grave marginalità delle persone che vivono in strada; che, adesso, hanno la speranza concreta di poter avere un’abitazione stabile e di cambiare vita.

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