Il comunicato è scarno, quasi asettico. Ormai le morti dei migranti rappresentano numeri, statistiche, non più persone. Le guardia coste libiche hanno reso noto che “11 migranti, 9 donne e due bambini, sono annegati ieri dopo il naufragio di un barcone diretto in Europa e avvenuto ieri a Gasr Garabulli, a est di Tripoli”. In quel barcone c’erano oltre 150 persone.
Ma ci sarebbero altri 19 morti, secondo quanto riporta l’agenzia Anadolu citando Bassem al-Gharabli responsabile di Sabratha, che ha parlato di “due barconi naufragati con 19 morti e 16 tratti in salvo”. Il portavoce della Marina libica, Ayoub Qassem, ha aggiunto che i guardiacoste hanno “salvato altri 139 migranti a Tadjoura (banlieue est di Tripoli).
Al-Gharabli ha precisato che i due barconi che trasportavano varie famiglie di migranti sono colati a picco davanti alle coste di Sabratha, ma non ha specificato quante persone ci fossero a bordo. Nel naufragio figurano donne e uomini di nazionalità libica, marocchina e siriana. Le ricerche continuano, la strage degli innocenti anche.
Notizie confuse, frammetarie, di chi insegue un sogno e trova la morte, di chi sparisce inghiottito dal mare, di chi arriva a terra sano e di chi invece ci arriva morto. In tutto al momento sarebbero stati recuperati 16 corpi di migranti al largo delle coste libiche, ma complessivamente sono state tratte in salvo 800 persone. I cadaveri recuperati sono stati portati su due navi che fanno rotta verso l’Italia.