La voce degli ultimi

giovedì 19 Dicembre 2024
14.2 C
Città del Vaticano

La voce degli ultimi

giovedì 19 Dicembre 2024

Pronto l’identikit del più piccolo asteroide mai osservato: misura 2 metri

E’ stato pubblicato l’identikit del più piccolo asteroide mai osservato. Scoperto nell’ottobre 2015, il piccolo sasso cosmico chiamato 2015 Tc25 ha il diametro di soli 2 metri. A descriverne le caratteristiche è stato il gruppo coordinato da Vishnu Reddy, dell’università americana dell’Arizona; lo studio è poi stato pubblicato sull’Astronomical Journal. Lo studio di “little 2015 Tc25” è stato reso possibile approfittando del suo passaggio molto ravvicinato al nostro pianeta, a soli 128.000 chilometri di distanza dalla Terra, avvenuto nell’ottobre del 2015.

“E’ la prima volta che un asteroide così piccolo viene osservato con tre tecniche diverse, ossia con strumenti ottici, infrarossi e radar”, ha rilevato l’astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope. Ognuna di esse, ha aggiunto “ha fornito un dettaglio diverso che ha permesso di ottenere l’identikit del piccolo corpo celeste”.

Così si è scoperto che 2015 Tc25 è uno degli asteroidi più brillanti tra quelli vicini alla Terra – i cosiddetti Neo (Near Earth Objects) – perché la sua superficie riflette circa il 60% della luce solare, quattro volte più della Luna che ne riflette solo il 14%. 2015 Tc25 è il frammento di un asteroide più grande della fascia principale, 44 Nysa – regione del sistema solare situata grossomodo tra le orbite di Marte e di Giove – che si sarebbe staccato in seguito a un impatto con un altro di questi sassi cosmici.

E’ simile a un gruppo di meteoriti presenti sul suolo terrestre chiamati aubriti, la cui superficie è ricca di minerali molto brillanti come i silicati, che si sono formati in un ambiente privo di ossigeno a temperature molto elevate. Inoltre, è il primo asteroide fatto di roccia nuda, cioè privo del tipico velo di polvere – detta regolite – che ricopre la maggior parte degli asteroidi più grandi.

“I piccoli asteroidi – ha spiegato Masi – sono quelli più abbondanti e di conseguenza sono quelli che hanno più probabilità di colpire la Terra. Riuscire ad osservarli e comprendere come sono fatti aiuta a mettere a punto misure più efficaci per mitigarne il rischio di impatto”.

ARTICOLI CORRELATI

AUTORE

ARTICOLI DI ALTRI AUTORI

Ricevi sempre le ultime notizie

Ricevi comodamente e senza costi tutte le ultime notizie direttamente nella tua casella email.

Stay Connected

Seguici sui nostri social !

Scrivi a In Terris

Per inviare un messaggio al direttore o scrivere un tuo articolo:

Decimo Anniversario