Bernard Cazeneuve è il nuovo premier della Francia. L’ex ministro dell’Interno succede a Manuel Valls, dimessosi dopo aver deciso di correre per l’Eliseo.
Simbolo dell’antiterrorismo
Cazeneuve, in prima linea in questi anni di lotta al terrorismo in Francia, era la prima scelta di Francois Hollande. Rimanevano alcune riserve sullo stato d’emergenza in vigore in Francia e finora gestito in prima persona da Cazeneuve. Avvocato di formazione, non troppo di sinistra, Cazeneuve aveva annunciato la sua volontà di tornare alla sua professione dopo la fine dell’esperienza con il governo. Hollande era intenzionato a lasciargli l’interim dell’Interno, ma da quando si apprende all’Eliseo “in giornata sarà nominato un nuovo ministro e sarà effettuato un rimpasto di governo”.
Discesa in campo
La candidatura di Valls punta a risollevare le sorti del partito socialista in vista della corsa alla presidenza della Repubblica, che per molti si tradurrà in una sfida a destra tra Marine Le Pen e Francois Fillon. “Far vincere tutto quello che ci unisce” è il motto, il manifesto, la parola d’ordine dell’hashtag #Valls2017, già comparso in tricolore blanc-bleu-rouge sulla pagina Twitter dell’ex premier durante i primi minuti del discorso di Evry, la sua città. Mascella ben serrata e occhi a spillo, Valls ha parlato di ideali ma ha perseguito una strategia definita. Primo avversario, il beniamino della sinistra liberal Emmanuel Macron, che correrà senza passare dalle primarie di sinistra . “Non ho mai ceduto alla tentazione dell’individualismo”, ha puntualizzato Valls. Poi la destra, in particolare Francois Fillon. Bisogna battersi contro di lui, “contro il suo programma, le sue vecchie ricette anni Ottanta, che ci presentano come progresso un arretramento generale”.
Programma
Valls ha detto di volere una Francia indipendente, “inflessibile sui suoi valori, di fronte alla Cina di Xi Jinping, alla Russia di Vladimir Putin, all’America di Donald Trump, alla Turchia di Erdogan”. Con la sinistra ridotta in brandelli, “tutti dovranno fare uno sforzo” di conciliazione, “io per primo”, ha ammesso, cercando di far scivolare in secondo piano l’immagine di “sceriffo” che da sinistra gli è stata affibbiata per gli anni da ministro dell’Interno e per il suo piglio da prefetto. Per facilitare il compito, ha insistito sui dimenticati, sugli “umiliati dalla vita” che Valls, da presidente, ha promesso di non dimenticare.