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Epidemia di difterite in Venezuela: il governo Maduro non smentisce

Emergenza difterite in Venezuela. L’ospedale principale di Ciudad Guayana – grande città del Venezuela orientale posta sulla confluenza dei due grandi fiumi Orinoco e Caronì – da fine settembre ammette tra le urgenze pediatriche solo i possibili casi di difterite, una malattia batterica infettiva e altamente contagiosa responsabile di complicanze quali miocardite e paralisi dei nervi cranici e periferici. L’infezione è ricomparsa nel Paese dopo 24 anni a causa della scarsità dei vaccini.

La crisi economica che sta attanagliando da mesi il Paese sudamericano guidato dal controverso presidente Nicolás Maduro, si riflette anche nella mancanza di farmaci negli ospedali. A complicare la situazione, i sintomi della difterite sono simili a quelli di influenza o tonsillite: problemi respiratori e mal di gola, perciò è difficile da riconoscere. La malattia, se non curata con antibiotici per tempo, può avanzare e danneggiare il tessuto del cuore, occludere le vie respiratorie fino a provocare la morte. Il tasso di mortalità è di un adulto su 10 e di un bambino su 5, i più vulnerabili.

“Tutti i casi di bambini contagiati sono dovuti alla mancata vaccinazione” si legge in un comunicato della direttrice del reparto di Epidemiologia dell’Istituto Venezuelano della Previdenza Sociale. Il governo prevede un sistema sanitario gratuito, ma gli ospedali sono vittime della grave crisi economica del Paese che non fa arrivare farmaci e vaccini agli operatori sanitari. La popolazione, oltre alla grave carenza di cibo, subisce anche la mancanza di medicamenti comuni o salva vita.

Il governo socialista ha inizialmente negato pubblicamente la gravità dell’epidemia; dinanzi all’alto numero dei casi, però, ha dovuto avviare una campagna urgente di vaccinazioni stabilendo che nell’ospedale di Guaiparo sarebbero stati ammessi solo bambini sospetti di aver contratto l’infezione, nel tentativo di non fare ampliare il contagio.

La difterite, infatti, può essere trasmessa solo tra esseri umani tramite esposizione a goccioline di saliva emesse con il respiro, colpi di tosse, starnuti di soggetti infetti, convalescenti o portatori sani. Ha un periodo di incubazione di circa 2-4 giorni, dopo il quale cominciano a manifestarsi sintomi e segni aspecifici quali astenia, febbre non grave, cefalea, malessere, nausea e talora episodi di vomito. Da qui, l’importanza della vaccinazione o, quanto meno, dell’avvio tempestivo della profilassi antibiotica.

In Italia la malattia – ancora endemica nei paesi in via di sviluppo – è praticamente scomparsa grazie all’introduzione della vaccinazione DT e DTp (rispettivamente tetano-difterite e tetano-difterite-pertosse). Prima dell’introduzione della vaccinazione, era principalmente una patologia infantile che colpiva fino al 10% dei bambini tra i 6-12 mesi di vita (ossia al momento della scomparsa delle IgG materne dal circolo). Viceversa, in epoca vaccinale, la malattia colpisce la popolazione adulta a causa della perdita di immunizzazione dovuta a quanti saltano il richiamo con il tossoide difterico.

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