Contemplando il presepe ci accorgiamo che “Betlemme non è una capitale, e per questo è preferita dalla provvidenza divina, che ama agire attraverso i piccoli e gli umili. In quel luogo nasce il ‘figlio di Davide’ tanto atteso nel quale la speranza di Dio e la speranza dell’uomo si incontrano“. Papa Francesco si rivolge con queste parole ai migliaia di pellegrini accorsi nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, per la tradizionale Udienza Generale del mercoledì.
“Abbiamo da poco iniziato un cammino di catechesi sul tema della speranza, quanto mai adatto al tempo di Avvento – afferma il Pontefice -. A guidarci è stato finora il profeta Isaia”. Ma a pochi giorni da Natale, Bergoglio si sofferma sul “momento in cui, per così dire, la speranza è entrata nel mondo con l’incarnazione del Figlio di Dio”. Già i profeti ne avevano annunciato la nascita. Dai testi dell’Antico Testamento “traspare il senso del Natale: Dio adempie la promessa facendosi uomo. Non abbandona il suo popolo, si avvicina fino a spogliarsi della sua divinità. In tal modo dimostra la sua fedeltà e inaugura un Regno nuovo, che dona una nuova speranza all’umanità”.
“Qual è questa speranza? La vita eterna”. Papa Francesco ricorda che quando si parla di “speranza” ci si riferisce ad un qualcosa “che non è in potere dell’uomo. In effetti, ciò che speriamo va oltre le nostre forze e il nostro sguardo. Ma il Natale di Cristo ci parla di una speranza diversa, affidabile, visibile e comprensibile, perché fondata su Dio”. Entrando nel mondo “Egli ci dona la forza di camminare con Lui verso la pienezza della vita“.
Dunque, per un cristiano sperare significa avere la “certezza di essere in cammino con Cristo verso il Padre che ci attende“. Il Pontefice ricorda che la speranza non è mai ferma: quello che ci offre “il Bambino di Betlemme è una meta, la salvezza dell’umanità. San Paolo riassume tutto questo con l’espressione: ‘Nella speranza siamo stati salvati’ (Rm 8,24)”. “Camminando in questo mondo, con la speranza, siamo salvi” sottolinea il Papa. “E qui possiamo farci una domanda: io cammino con la speranza o la mia vita interiore è ferma? Il mio cuore è un cassetto chiuso o è aperto alla speranza che mi fa camminare? Una bella domanda da farci“.
Francesco ricorda poi che durante il tempo d’Avvento nelle case dei cristiani è usuale realizzare il presepe, icona che la tradizione fa risalire a san Francesco d’Assisi. “Nella sua semplicità, il presepe trasmette speranza; ognuno dei personaggi è immerso in questa atmosfera”, aggiunge. “Prima di tutto notiamo il luogo in cui nacque Gesù: Betlemme. Piccolo borgo della Giudea dove mille anni prima era nato Davide, il pastorello eletto da Dio come re d’Israele. Non è una capitale, e per questo è preferita dalla provvidenza divina, che ama agire attraverso i piccoli e gli umili. In quel luogo nasce Gesù, nel quale la speranza di Dio e la speranza dell’uomo si incontrano“.
Accanto alla culla vi è Maria, che la Chiesa venera anche col titolo di “Madre della speranza“. “Con il suo ‘sì’ – ricorda Bergoglio – ha aperto a Dio la porta del nostro mondo: il suo cuore di ragazza era animato dalla fede. Dio l’ha prescelta e lei ha creduto alla sua Parola. Colei che per nove mesi è stata l’arca della nuova ed eterna Alleanza, nella grotta contempla il Bambino e vede in Lui l’amore di Dio, che viene a salvare il suo popolo e l’intera umanità“. Accanto alla Vergine vi è Giuseppe, discendente di Iesse e di Davide. “Anche lui ha creduto alle parole dell’angelo, e guardando Gesù nella mangiatoia, medita che quel Bambino viene dallo Spirito Santo – prosegue il Papa -, e che Dio stesso gli ha ordinato di chiamarlo così. In quel nome c’è la speranza per ogni uomo, perché mediante quel figlio di donna, Dio salverà l’umanità dalla morte e dal peccato. Per questo è importante guardare il presepe: fermarsi un po’ e guardare e vedere quanta speranza è in questa gente”.
A contemplare la natività vi sono anche i pastori, “che rappresentano gli umili e i poveri che aspettavano il Messia”. In quel bambino avvolto in fasce “vedono la realizzazione delle promesse e sperano che la salvezza di Dio giunga finalmente per ognuno di loro”. “Chi confida nelle proprie sicurezze – sottolinea il Pontefice -, soprattutto materiali, non attende la salvezza da Dio. Ma mettiamoci in testa che le nostre sicurezze non ci salveranno. I piccoli, i pastori, confidano in Dio, sperano in Lui e gioiscono quando riconoscono in quel Bambino il segno indicato dagli angeli”.
Proprio gli angeli, figure celesti che completano la scena del presepe, annunciano “dall’alto il grande disegno che quel Bambino realizza: ‘Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama’”. Infatti, spiega il Bergoglio, “la speranza cristiana si esprime nella lode e nel ringraziamento a Dio, che ha inaugurato il suo Regno di amore, di giustizia e di pace”. “Contemplando il presepe ci prepariamo al Natale del Signore. Sarà veramente una festa se accoglieremo Gesù, seme di speranza che Dio depone nei solchi della nostra storia, personale e comunitaria”. Dire “si” a Cristo che viene “è un germoglio di speranza – conclude -. Abbiamo fiducia in questo germoglio. Buon Natale di speranza a tutti!”.