Dopo gli ultimi scandali, il Movimento 5 Stelle corre ai ripari e vara un codice di comportamento per i suoi amministratori coinvolti in vicende giudiziarie. Il testo è stato pubblicato oggi sul blog di Grillo e sarà votato domani dagli iscritti. Il codice prevede una serie nuove regole che – in pratica – mettono nelle mani dell’ex comico e della sua squadra il compito di decidere le sorti dei grillini che finiscono sotto indagine o ricevono una condanna. Nello specifico, il Garante (nella persona di Grillo), il Collegio dei Probiviri e il Comitato d’appello decideranno le sorti dei loro membri indipendentemente dall’iter giudiziario.
Nei 6 punti del codice che, si legge nel sito 5 Stelle, “domani sarà votato online a partire dalle 10 per la ratifica da parte degli iscritti entro il primo luglio 2016 con documento certificato”, si specificano i principi ispiratori del documento, volto a “garantire una condotta, da parte dei portavoce eletti, ispirata ai principi di lealtà, correttezza, onestà, buona fede, trasparenza, disciplina e onore, rispetto della Costituzione della Repubblica e delle leggi”. Il secondo – forse il più controverso – riguarda il rapporto con la Magistratura; il Movimento reclama piena autonomia dall’iter giudiziario e “la condotta sanzionabile può anche essere indipendente e autonoma rispetto ai fatti oggetto dell’indagine”.
Il terzo punto tratta la spinosa questione dell’autosospensione: “in qualsiasi fase del procedimento penale – si legge – il portavoce può decidere, a tutela dell’immagine del Movimento 5 Stelle, di auto-sospendersi dal Movimento senza che ciò implichi di per sé alcuna ammissione di colpa o di responsabilità”. L’autosospensione, in taluni casi, potrà inoltre “essere valutata quale comportamento suscettibile di attenuare la responsabilità disciplinare”.
Il quarto punto entra nel vivo trattando di “presunzione di gravità” e relative conseguenze. Sempre a prescindere dall’esistenza o meno di un procedimento penale, i sopra citati Garante e Collegio dei Probiviri (o il Comitato d’Appello) valutano la gravità dei comportamenti tenuti dai vari portavoce: “E’ considerata grave ed incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva quale portavoce del Movimento 5 Stelle la condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo”. “A tal fine – si specifica – sono equiparate alla sentenza di condanna la sentenza di patteggiamento, il decreto penale di condanna divenuto irrevocabile e l’estinzione del reato per prescrizione intervenuta dopo il rinvio a giudizio”.
La ricezione di “informazioni di garanzia” o di un “avviso di conclusione delle indagini” non comporterà, invece, nessuna automatica valutazione di gravità. Infine, “E’ sempre rimessa alla discrezionalità del Garante e del Collegio dei probiviri o del Comitato d’appello – e non comporta alcuna automatica presunzione in tal senso – la valutazione della gravità di fatti che configurano i c.d. reati d’opinione ipotesi di reato concernenti l’espressione del proprio pensiero e delle proprie opinioni, ovvero di fatti commessi pubblicamente per motivi di particolare valore politico, morale o sociale”.
Il punto cinque tratta del dovere di informazione. “I portavoce, quando ne hanno notizia, hanno l’obbligo di informare immediatamente il gestore del sito dell’esistenza di procedimenti penali in corso nei quali assumono la qualità di indagato o imputato nonché di qualsiasi sentenza di condanna o provvedimento ad essa equiparato ai sensi del punto 4”.
Infine, nel punto sei, si legge che “Ogni sindaco e presidente di Regione eletto nelle liste del Movimento 5 Stelle è tenuto a far rispettare il presente codice etico ai componenti delle proprie giunte, anche se gli assessori non risultano iscritti e/o eletti nel Movimento 5 Stelle”.