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Filippine, fondazione Preda: oltre 6000 presunti spacciatori uccisi con esecuzioni sommarie

Nelle Filippine “Vi sono oltre 6.000 morti, presunti spacciatori di marijuana o altre droghe, e 1.000 uccisi nell’ultimo mese”. E’ la tragica stima riportata all’agenzia delle Pontificie Opere Missionarie da Shay Cullen, missionario irlandese nelle Filippine fondatore e direttore della Fondazione “Preda” che si occupa di numerose opere sociali in favore di minori abbandonati, donne sfruttate e tossicodipendenti.

“Per alcuni può essere un grande successo”, dice Cullen. “E’ una pena di morte de facto, senza bisogno di una legge sulla pena capitale o di lunghi processi nei tribunali. L’eliminazione dei presunti criminali con l’esecuzione sommaria è molto più efficace, secondo i sostenitori di tale politica”.

Il missionario aggiunge: “tale fenomeno, già ampiamente denunciato dalle Ong nei mesi scorsi, non sembra fermarsi in nessun modo; anzi, avrebbe la schiacciante approvazione del 76% dei filippini”. P. Cullen rileva inoltre che “il Parlamento potrebbe approvare il ripristino della pena capitale, nonostante tutti gli argomenti portati contro tale pratica: non scoraggia il crimine, uccide innocenti e sospetti, o perlopiù i poveri che non possono permettersi gli avvocati; è crudele e priva l’imputato della possibile redenzione; è contro il valore sacro della vita e della dignità della persona umana”.

“Uccidere un migliaio di persone al mese, come si fa ora, non è per nulla un fatto da sottovalutare. E’ la pena di morte più crudele mai vista, che si pratica ogni giorno. E’ un crimine mostruoso per contrastare molti piccoli spacciatori. Ai sospettati non è data la possibilità di difendersi contro i loro accusatori, come è prerogative e diritto costituzionale. Tali diritti sono stati sospesi e la sfida per tutti oggi è ripristinarli. Bisogna chiedere un cessate-il-fuoco in questa violenza che sta costando tante vite e che è contro lo stato di diritto”, conclude padre Cullen.

Rodrigo “The Punisher” Duterte è divenuto presidente delle Filippine il 30 giugno scorso ed ha subito avviato la cosiddetta “guerra alla droga” a livello nazionale, che ha portato ad un aumento esponenziale delle uccisioni extragiudiziarie nell’arcipelago. Duterte, prima di venire eletto, è stato sindaco a Davao per decenni. Lì la guerra alla droga l’hanno combattuta soprattutto i “vigilantes”, gli squadroni della morte al soldo dell’uomo che – già allora – giurava di aver fatto ingrassare i pesci della sua isola con i cadaveri dei criminali e che invidiava Adolf Hitler per aver ucciso, a suo dire, 3 milioni di persone: il numero di drogati e trafficanti che vorrebbe egli stesso sopprimere.

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