Un nuovo spettro si aggira per l’Occidente: un populismo che è un misto di nazionalismo, razzismo, protezionismo e che potrebbe preludere ad ideologie totalitarie del secolo scorso. Si costruiscono muri e si istilla un sentimento di paura nei confronti di chi proviene da una nazione diversa o di chi professa un’altra religione. Una cartina al tornasole è l’atteggiamento verso i rifugiati e i migranti. Si tratta di un fenomeno duraturo, che bisogna guardare nella sua totalità (Paesi di origine, di transito, di destinazione finale) senza fermarsi ad un segmento.
Non è un problema cui si può pensare di mettere mano con delle misure emergenziali. Ci vuole un piano globale per cercare di risolvere all’origine questo problema, nel modo più rispettoso della dignità delle persone e della loro identità religiosa e culturale. Le tragedie di morti nel Mediterraneo ci debbono fare aprire gli occhi sulla strage degli innocenti che in questi anni ha trasformato il “Mare Nostrum”in un grande cimitero. Gli innumerevoli morti (uomini, donne, bambini), che sono seppelliti nel Mediterraneo con la loro speranza di vita e di libertà, scuotono le nostre coscienze con il loro grido di giustizia. Che il nostro silenzio e la nostra inerzia non vanifichino il loro sacrificio.
Cosa fare, dunque? E’ importante innanzitutto aiutare queste persone a vivere in maniera dignitosa nei loro Paesi d’origine. Il dramma e la tragedia delle migrazioni scaturisce dalla violazione di un diritto primario dell’uomo: quello di vivere nella propria patria. All’origine di tale violazione vi sono le guerre alimentate dai mercanti di armi, i conflitti interni, l’iniqua distribuzione delle risorse economiche. Chiudere le porte all’immigrazione senza impegnarsi per la rimozione delle cause è una grossa ingiustizia. La povertà e le guerre che provocano le migrazioni forzate, richiedono una soluzione urgente.
E’ necessaria una rivoluzione culturale. Occorre aprirsi alle logiche dell’accoglienza e della solidarietà chiedendo ai nuovi arrivati il rispetto della cultura e delle leggi del Paese ospitante. Tale nuova cultura potrà poi trovare supporto nella politica locale, nazionale, europea e mondiale, che non ha ancora provveduto a sviluppare corrette politiche di accoglienza e integrazione, capaci di dare una risposta virtuosa al fenomeno. Credo che l’unica maniera umana di accogliere queste persone consista nel tentativo di integrarle sul territorio, attraverso strutture piccole, a misura d’uomo, in grado di far fronte alle esigenze di tutti.
Per quanto riguarda i migranti che provengono dall’Africa del Nord o dal Medio Oriente non possiamo immaginare che tutto il peso dell’immigrazione debba gravare esclusivamente sulla Sicilia e sull’Italia. Deve essere l’Europa a farsi carico di questo problema, che non si esaurirà nel breve periodo. Ad una concezione dell’Europa chiusa ed egoista che punta solo sulla sicurezza e che costruisce muri, bisogna sostituire nella coscienza popolare una Comunità europea aperta, coraggiosa protesa ad uno sviluppo integrale e alla costruzione della pace e della solidarietà tra i popoli.
E’ necessario un approccio globale che dovrebbe portare a una politica comune su migrazioni e protezione internazionale. Spetta alle autorità politiche, militari e giudiziarie contrastare i mercanti di morte, che impunemente solcano il Mediterraneo vendendo sogni di libertà a ignari migranti, traghettati verso l’Italia in condizioni di estremo pericolo, senza alcuna sicurezza, e facendosi pagare profumatamente. Ma questo non può portare a respingere i migranti evitando o limitando i salvataggi dei naufraghi in mare , attraverso accordi più o meno sottobanco con governi non democratici che non rispettano gli elementari diritti umani. E’ importante invece che tutti i Paesi europei si impegnino ad attivare corridoi umanitari per chi fugge da guerre e persecuzioni e ad investire risorse per uno sviluppo integrale e solidale della nazione da cui fuggono i migranti.