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Papa Francesco andrà in Colombia a settembre

Il Papa si recherà in Colombia a settembre. L’annuncio ufficiale di una notizia che era attesa l’ha dato la vicedirettrice della Sala Stampa Paloma Garcia. “Accogliendo l’invito del Presidente della Repubblica e dei Vescovi colombiani, Sua Santità il Papa Francesco compirà un Viaggio Apostolico in Colombia dal 6 all’11 settembre 2017, visitando le città di Bogotá, Villavicencio, Medellín e Cartagena. Il programma del viaggio sarà pubblicato prossimamente”.

Papa Francesco aveva più volte espresso il suo desiderio di recarsi nel grande Paese sudamericano purché ci fossero le condizioni necessarie, ovvero una pace stabile dopo mezzo secolo di conflitto armato tra la guerriglia comunista e le forze governative. Una guerra che ha causato circa 260.000 morti, 60.000 scomparsi, quasi 7 milioni di sfollati. La Colombia è l’unico Paese latinoamericano dove è ancora vivo e attuale il tragico fenomeno dei soldati bambino, reclutati dai guerriglieri nelle fasce più deboli e degradate della popolazione. Il tutto alimentato da profonde disuguaglianze sociali e dalla produzione di cocaina che va a rifornire il ricco mercato nordamericano ma anche quello europeo.

Lo scorso anno è stato decisivo per il processo di pace tra il governo del presidente Juan Manuel Santos, che per i suoi sforzi ha anche ottenuto il premio Nobel per la pace, e le Farc, il gruppo armato più importante. Il primo accordo raggiunto a Cuba venne bocciato il 2 ottobre da un referendum popolare per un pugno di voti, appena 63.000 su 13 milioni, il 50,2%. Una bocciatura a sorpresa per gli osservatori occidentali meno per chi ha vissuto sulla propria pelle oltre 50 anni di guerra, paura, lutti. Contro l’approvazione dell’accordo si schierarono in particolare i sostenitori dell’ex presidente Uribe. Dopo nuove trattative durate meno di due mesi, in cui sono state accolte molte delle richieste dei sostenitori del No al referendum, con l’incubo della possibile ripresa della lotta armata, il leader delle Farc, Rodrigo Londoño, noto come Timochenko, e Santos hanno firmato nel teatro Colón a Bogotà un nuovo accordo. “Che la parola sia l’unica arma dei colombiani” ha detto in quella circostanza Timochenko, mentre Santos ha auspicato “che non ci siano più vittime”. Un’intesa che questa volta non è stata sottoposta a referendum ma alla ratifica del Parlamento.

Il 7 febbraio si è invece aperta in Ecuador la trattativa con il secondo gruppo di guerriglieri, quello dell’Eln. Un confronto più complicato, nonostante la minore consistenza della formazione, sia perché la volontà di raggiungere un accordo sembra meno radicata tra i combattenti sia perché il mandato del presidente Santos scade nel 2018 e quindi i tempi sono necessariamente stretti.

E’ questo il panorama che si troverà davanti Papa Francesco. Un Paese stanco dopo 52 anni di guerra che vuole raggiungere la pace ma non una pace ad ogni costo. Se è vero che le armi sono destinate a tacere, è più complicato pacificare gli animi. Sono troppe le divisioni, i contrasti, l’odio che ha separato le parti in causa. La presenza del S. Padre in Colombia servirà anche a fare passi avanti sul difficile cammino del perdono reciproco.

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