Tutti sappiamo che i due racconti evangelici dell’Istituzione dell’Eucaristia, il racconto della cena dei tre vangeli sinottici e di S.Paolo e la lavanda dei piedi raccontata da Giovanni al cap.13, per quanto apparentemente diversi, esprimono in realtà lo stesso contenuto, quello di una vita offerta, donata, messa “in gioco”. Quando Gesù istituisce l’eucaristia lo fa perché l’incontro profondo con lui, chè è il vero obiettivo della vita cristiana, non fosse solo simbolico ma reale. Si, perché noi esseri umani abbiamo bisogno di vedere, di toccare, di “mangiare”…perché la nostra fede non può essere solo intelletto o pensiero, e nemmeno solo sentimento o interiorità.
Potremmo chiederci: perché ripetere lo stesso gesto? Tutte le domeniche celebriamo la stessa Eucaristia; cambiano le letture ma il resto è sempre lo stesso. I sacerdoti tutti i giorni ripetono gli stessi gesti. Ecco perché: con l’Eucaristia Gesù cancella la distanza di spazio e la lontananza di tempo che allontana dalla croce. Noi non siamo fisicamente davanti al calvario: siamo lontani migliaia di chilometri. Non siamo nel venerdì santo: sono passati più di duemila anni. Ma in quel gesto dell’Eucaristia dell’Ultima Cena, Gesù mi permette di superare la distanza e quindi sono lì, ai piedi della croce.
Ecco la nostra “intimità”: la nostra esistenza è innestata lì, per cui «il passaggio di Gesù da questo mondo al Padre», diventa il nostro passaggio da questo mondo al Padre in Gesù e attraverso Gesù. Nell’Ultima Cena Gesù ha introdotto i discepoli dentro al suo gesto di obbedienza e di amore. Li ha fatti entrare dentro «al suo passaggio da questo mondo al Padre», alla sua Pasqua. Quell’innesto, però, non ha prodotto risultati ‘assoluti’; il giorno dopo, anzi quella stessa sera, alcuni discepoli abbandoneranno il Signore o lo rinnegheranno, come Pietro. Sono entrati nell’obbedienza di Gesù ma non completamente; hanno continuato a sperimentare la loro debolezza, la fragilità, il peccato, l’egoismo…come tutti noi. Ecco perchè hanno avuto bisogno di ritornare, di ripetere come Gesù aveva detto: «Fate questo in memoria di me».
Ecco allora perchè Gesù nell’Ultima Cena ha provocatoriamente lavato i piedi ai suoi discepoli; perchè questo gesto era un segno concreto, inequivocabile del dono di servizio della sua vita, della sua morte e non poteva rischiare che i discepoli non capissero fino in fondo, che pensassero all’ultima cena solo come ad un ‘rituale’ da ripetere (come era la cena ebraica). Al termine della lavanda dei piedi Gesù dice: «… Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ve l’ho fatto io, lo facciate anche voi». Entrare nella croce di Cristo significa trasformare la nostra vita, che deve diventare obbedienza, amore e servizio…fino al massimo delle mie possibilità. Il contenuto dell’Eucaristia è il dono della vita e per donare la vita devo mettermi a servizio degli altri. Per questo avremo bisogno dell’Eucaristia fino al momento della morte, perché sarà solo con la morte che la nostra vita potrà completamente e pienamente essere innestata nel Signore.