Per i nuovi filobus Atac di Roma la debacle è stata totale: 15 vetture “nuove” già guaste, dopo “l’incoraggiante” inaugurazione dello scorso 27 marzo che, nemmeno 24 ore dopo, era già stata inficiata dallo stop forzato di 4 mezzi. Nel deposito di Tor Pagnotta, chissà per quanto tempo (due settimane le previsioni più ottimistiche), resteranno i filobus messi k.o. da una linea di percorrenza su strada troppo lunga per bus elettrici, da disagi strutturali, tecnici, di collaudo, di eccessivo fermo. Insomma, di tutto un po’, per un mix di ingredienti che, al netto delle dichiarazioni di Virginia Raggi sulla rimessa in funzione dei “primi 15 dei 45 mezzi diventati simbolo del malaffare tanto da finire anche al centro di un’inchiesta per tangenti poi confluita in quella di Mafia Capitale”, hanno provocato un effetto domino devastante, aprendo l’ennesima finestra di polemica sul funzionamento delle vetture della municipalizzata dei trasporti.
Via alla riforma
E’ stata la stessa Atac a fornire i dati del disastro, mettendo in evidenza un numero poco edificante di 11 mila guasti solo nel mese di marzo. Ad aprile siamo già al 27% di vetture ferme per guasto, con percentuale in salita in vista dell’estate, quando le elevate temperature aumenteranno vertiginosamente le probabilità di stop (anche considerando che, nei mesi invernali, il numero di incendi improvvisi ai mezzi di trasporto è stato già di per sé imponente). Numeri impietosi, dunque, con i quali dovrà fare i conti il nuovo direttore generale, Bruno Rota, al timone della municipalizzata dal 18 del mese di aprile, tra vetture vecchie, disagi ricorrenti e una riforma, voluta dall’amministratore unico Manuel Fantasia, appena entrata in vigore. Un piano che, nel medio periodo, si propone il non facile obiettivo del risanamento, tra maggiore rigidità nelle assunzioni, anche a tempo determinato, e limiti di spesa fissi. In sostanza, i nuovi dipendenti dall’esterno dovranno essere soggetti a procedure di assunzione necessariamente rientranti nel limite prestabilito di budget, difficilmente eludibile se non per dichiarata necessità espressa tramite provvedimento (firmato dall’amministratore).
Maggiori controlli
Un rilancio che, ovviamente, passerà anche dalla lotta all’evasione tariffaria, con l’applicazione di controlli più serrati (si parla di 1400 unità in più operative sui mezzi), l’apposizione di tornelli in uscita dalle stazioni metro e il recupero degli introiti della vendita di biglietti in rete. Due anni per cambiare direzione, riqualificare una municipalizzata con un debito sopra il miliardo di euro (e quasi 12 mila dipendenti) e rilanciare un trasporto pubblico che, nell’ultimo periodo, ha offerto più disagi che utilità al cittadino.