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Naufragio al largo di Lesbo: 16 vittime, annegati anche due bambini

E’ di almeno 16 vittime – 9 uomini, 5 donne e 2 bambini – il bilancio del naufragio di un’imbarcazione di migranti – partita dalla Turchia – avvenuto nell’Egeo al largo dell’isola greca di Lesbo. I corpi sono stati recuperati da un pattugliatore di Frontex e dalla guardia costiera turca. Due donne, tra cui una incinta, sono state tratte in salvo. I sopravvissuti hanno raccontato che a bordo del gommone affondato erano stipati in 25. E’ uno dei naufragi più drammatici da quando è stato siglato il controverso accordo tra la Turchia e l’Unione Europea nel marzo dello scorso anno. Un’intesa che ha però permesso di ridurre gli sbarchi sulle coste greche a poche decine di media al giorno, contribuendo a far diminuire anche il numero di vittime.

I sospetti sulle Ong

Intanto non accennano a diminuire le polemiche per le accuse di presunti legami di alcune ong con i trafficanti di esseri umani, sospetti avanzati dal procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, in un’intervista a La Stampa. “Su Ong come Medici senza frontiere e Save the Children davvero c’è poco da dire – ha affermato Zuccaro – discorso diverso per altre, come la maltese Moas o come le tedesche, che sono la maggior parte. Abbiamo evidenze che tra alcune Ong e i trafficanti di uomini che stanno in Libia ci sono contatti diretti – ha aggiunto il magistrato – non sappiamo ancora se e come utilizzare processualmente queste informazioni ma siamo abbastanza certi di ciò che diciamo; telefonate che partono dalla Libia verso alcune Ong, fari che illuminano la rotta verso le navi di queste organizzazioni, navi che all’improvviso staccano i trasponder sono fatti accertati”.

Msf respinge le accuse

Parole che hanno innescato una bufera politica nella quale ora intervengono le Ong. “Le accuse sono vergognose, ed è ancora più vergognoso che siano esponenti della politica a portarle avanti, attraverso dichiarazioni false che alimentano l’odio e discreditano Ong che hanno come unico obiettivo quello di salvare vite” ha affermato Loris De Filippi, presidente di Medici senza frontiere Italia. “E’ una polemica strumentale che nasconde le vere responsabilità di istituzioni e politica, che hanno creato questa crisi umanitaria lasciando il mare come unica alternativa e hanno fallito nell’affrontarla e nel fermare il massacro. Se ci fossero canali legali e sicuri per raggiungere l’Europa, le persone in fuga non prenderebbero il mare e si ridurrebbe drasticamente il business dei trafficanti. Se ci fosse un sistema europeo di aiuti e soccorsi in mare non ci sarebbe bisogno delle Ong”.

Save the children: “Mai in acque libiche”

Sulla stessa lunghezza d’onda Valerio Neri, direttore generale di Save the Children: “La Vos Hestia, che opera in acque internazionali e in coordinamento con la Guardia Costiera, non è mai entrata in acque libiche. La missione di Save the Children è quella di salvare i bambini e non possiamo rimanere a guardare mentre affogano nel tentativo di scappare dalla violenza, dalle persecuzioni e dalla povertà estrema” ha scritto Neri in una nota. “Per questo motivo dal 2016, con la nave Vos Hestia, abbiamo deciso di partecipare alle missioni di ricerca e salvataggio: salviamo le persone dal rischio di annegare e proteggiamo i bambini che sono i più vulnerabili, quando salgono a bordo della nostra nave. Le operazioni – ha proseguito – avvengono sotto il coordinamento della Guardia Costiera italiana, e respingiamo con forza ogni accusa della più minima connessione con i trafficanti”. Neri ricorda come “nei giorni scorsi il Procuratore di Catania che sta indagando sulle operazioni delle Ong ha chiaramente specificato che Save the Children non è tra le organizzazioni il cui operato desta sospetti e preoccupazione”.

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