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Egitto: il presidente Al Sisi rafforza il controllo sulla magistratura

Il presidente egiziano, Abdel Fattah Al Sisi, ha rafforzato la propria presa sul sistema giudiziario egiziano arrogandosi il diritto di nominarne i più alti esponenti. Come annunciato dall’agenzia Mena, il capo di Stato ha ratificato una nuova legge giovedì sera poi subito comparsa in Gazzetta ufficiale e bollata da Amnesty International come uno sviluppo che “potrebbe indebolire ulteriormente l’indipendenza della magistratura” egiziana.

Il presidente egiziano ha ora “il potere di scegliere i capi degli organismi giudiziari” inclusi la Corte di Cassazione, il Consiglio di Stato e due altre rilevanti authority. “Attraverso questa legge, lo Stato sta cercando di consolidare ulteriormente la propria presa sul potere e neutralizzare due delle più alte Corti che talvolta hanno agito come elemento di controllo sull’esecutivo”, ha sostenuto la direttrice di Amnesty per le campagne in Nordafrica, Najia Bounaim. Finora il presidente poteva solo confermare le nomine fatte dai magistrati stessi.

La legge era passata mercoledì con l’approvazione di due terzi del Parlamento e alcuni organismi giudiziari, incluso il Consiglio di Stato e il Consiglio superiore della magistratura, avevano messo agli atti la loro opposizione prima del voto parlamentare, ricorda Amnesty. Il “Nedi al koda“, l’Associazione magistrati egiziana, in una dichiarazione si era appellata a Sisi affinché non ratificasse gli emendamenti che costituiscono la nuova legge e ha indetto un’assemblea urgente per il 5 maggio in quanto la normativa indebolisce l’indipendenza della magistratura e il principio di separazione dei poteri. La Cassazione e la Suprema corte amministrativa, due enti particolarmente colpiti dalla nuova legge, secondo Amnesty erano “l’ultima speranza” di giustizia in Egitto. La prima aveva annullato una serie di condanne a morte perché, in processi di massa, non erano state individuate le responsabilità individuali e le sole prove erano le indagini condotte dall’Agenzia per la sicurezza nazionale.

La Corte amministrativa, che fra l’altro si occupa di rispetto dei diritti umani da parte di polizia e altri poteri esecutivi dello Stato aveva sfidato più volte il governo fra l’altro annullando, nel gennaio scorso, un controverso accordo del Cairo con l’Arabia saudita per la cessione di due isole del Mar Rosso (omaggio di Sisi al suo grande sponsor petrolifero indispettito da posizioni filo-russe sulla Siria). Fin dalla deposizione del presidente Mohamed Morsi, defenestrato a metà 2013 da una rivoluzione popolar-militare guidata proprio dall’allora capo delle forze armate Al Sisi per evitare un’islamizzazione istituzionale dell’Egitto, secondo Amnesty le autorità hanno preso diverse misure per limitare l’indipendenza della magistratura e trasformarla in uno strumento contro l’opposizione attraverso lo svolgimento di interrogatori e processi in strutture controllate dal ministero dell’Interno come prigioni e campi delle forze di sicurezza.

Negli ultimi tre anni diversi giudici inoltre hanno subito procedimenti disciplinari: due magistrati nel marzo scorso furono deferiti perché avevano partecipato a un seminario sulla stesura di una legge contro la tortura mentre un anno prima 32 giudici erano stati pensionati in maniera coatta dopo aver firmato una petizione contro la deposizione di Morsi, ricorda l’organizzazione per la difesa dei diritti umani.

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