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Alpinismo. Meroi e Benet in cima all’Annapurna: la coppia scala tutti gli Ottomila

Non è certamente facile giungere in cima all’Annapurna, 8091 metri (decimo monte terrestre per altitudine), non a caso l’ottomila con il tasso di mortalità più elevato tra le 14 cime più alte del Pianeta. Eppure, la coppia “d’alta quota” composta da Nives Meroi e Romano Benet l’ha raggiunta questa mattina, completando in tal modo il conto degli ottomila raggiunti. Un record assoluto per i due alpinisti italiani che, assieme, hanno compiuto le difficilissime ascensioni (in stile leggero, ossia senza ossigeno e senza portatori) dei monti più alti della Terra. Un dulcis in fundo che non poteva mancare nell’albo della coppia (anche nella vita) Meroi-Benet, capace di affrontare la montagna sempre con lo stesso spirito e la stessa passione, al di là di ogni difficoltà tecnica o fisica: “E’ stata la salita più impegnativa ma anche la più bella – ha detto Nives al ritorno al campo 4 -. L’ascensione dell’Annapurna incarna in pieno il nostro modo di vivere la montagna: abbiamo lavorato di squadra con gli spagnoli, pestato neve alta fino alla cintola, portato su e giù la nostra tenda, faticato tantissimo”.

Le 14 fatiche di Nives e Romano

La quattordicesima fatica, i due alpinisti l’hanno condivisa con gli iberici Alberto Zerain e Jonatan Garcia. Le loro imprese ad altissima quota hanno preso il via nel 1998 quando, dopo aver fallito le ascensioni del K2 (1994) e dell’Everest (1996), hanno conquistato insieme la vetta del Nanga Parbat (con Meroi prima donna italiana a giungere in cima). L’anno successivo, la straordinaria doppia scalata dello Shisha Pangma e del Cho Oyu prima di compiere, nel 2003, l’altrettanto complicata traversata del Gasherbrum I e II e del Broad Peak (anche in questo caso, Nives è stata la prima alpinista italiana a riuscire in tale impresa). La conquista della vetta più alta della Terra, invece, risale al 2007 (nuovo primato per Nives, prima donna a scalare tutti gli 8848 metri dell’Everest senza ossigeno), all’anno precedente quella del K2.

Insieme, sui monti e nella vita

L’attacco finale all’Annapurna, ultima sfida rimasta, è partita alle prime luci per percorrere la distanza fra i 7500 metri del campo 4 e gli 8091 della vetta, raggiunta alle 9 del mattino (ora locale). Un successo dal sapore speciale per la coppia che, non troppi anni fa, dovette affrontare un’ulteriore e difficile battaglia, una grava malattia di Romano. I primi segnali giunsero durante il tentativo al Kangchenjunga, la terza cima della Terra, effettuato nel 2009: Benet, solitamente apripista, iniziò ad accusare i sintomi di quella che, negli anni che seguirono, rappresentò una montagna ben più difficile da scalare. La decisione di rientrare alla base fu anche di Nives, che pure avrebbe potuto continuare ma, come disse lei stesse, “non senza mio marito”. Le undici vette già affrontate assieme erano un legame troppo forte per essere messo da parte. Fino al 2012 i due non sono tornati sulle rocce dei giganti ossia quando Romano, dopo un doppio trapianto di midollo osseo, ha vinto la sua sfida contro l’aplasia midollare, anche e soprattutto grazie al supporto della sua compagna, di vita come di cordata. E quest’ultima conquista rappresenta senz’altro il giusto premio per un’esistenza passata assieme, nell’amore reciproco e in quello per la montagna.

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