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I responsabili irresponsabili

Un responsabile saggio, un vero padre e maestro, un degno governante e amministratore lo si può riconoscere confrontandosi sulle profonde parole che Papa Francesco ha proferito al ritorno da Fatima: “Bisogna cercare le porte che sono un po’ aperte, entrare e parlare di cose comuni. Andare avanti, passo passo. La pace è artigianale, si fa ogni giorno. Anche l’amicizia tra le persone, la conoscenza, la stima è artigianale, si fa tutti i giorni. Avere rispetto dell’altro, dire come la pensa uno, ma con rispetto camminare insieme, essere molto sinceri”.

Queste poche righe potrebbero illuminare le menti di coloro che nella società, anche su piani diversi, vivono l’esercizio di qualche responsabilità. In fondo tutti siamo coinvolti e chiamati ad amministrare responsabilmente almeno la propria vita, il creato affidatoci e molto spesso l’esistenza degli altri.

Le persone che abdicano alle proprie responsabilità si vedono lucidamente in coloro che non vogliono rendere conto del proprio operato. Oggi il valore della responsabilità è in profonda decadenza, anche nell’intimo del cuore di chi concepisce una creatura fino a coloro che pensano di avere il diritto di fare e disfare qualsiasi cosa, perfino sentirsi in diritto di uccidere il prossimo.

Il valore della responsabilità individuale ormai ha già ceduto il passo all’affermazione individualistica e illusoria di valere più degli altri e di avere facoltà e prerogative per imporsi sugli altri. Il potere del singolo, grande o piccolo che sia, viene sempre più utilizzato per manipolare la realtà, soprattutto quando serve a difendersi dalle mancanze o omissioni che derivano dall’aver disatteso al proprio compito piuttosto che assumersi le conseguenze del proprio agire e argomentare con maturità e serietà difronte al giudizio degli altri,senza la scorciatoia facile dell’insulto più o meno feroce.

Anche nelle religioni, così come nella Chiesa cattolica, c’è questo svilimento del valore dell’autorità che Papa Bergoglio invece sta cercando, in tutte le occasioni e quasi da solo, di riportare alla sua corretta natura e funzione. Infatti lui stesso richiama costantemente i responsabili ad essere servitori e non despoti. Ammonisce in modo deciso i suoi collaboratori e tutta la Chiesa con il fine preciso di esigere esemplarità di condotta e testimonianza di comportamenti autentici e coerenti.

Così quando il Papa attacca il clericalismo, soprattutto di certi laici aventi ruoli di responsabilità, lo fa perché è consapevole di quanto tale malattia sia realmente presente e nociva per la Chiesa.

Di quante buffe etichette e tristi carrierismi forgiati in titoli inutili si ricoprono i nostalgici del barocco… quanti servitori del bene comune diventano ridicoli pavoni, assetati di primati ma poi derisi dal popolo e già condannati per la mancanza di una genuina testimonianza. Sarà impossibile recitare inosservati perché la gente ormai non ha più compassione di questi mercenari e di quelle personalità che governeranno sostanzialmente nella solitudine, attorniati soltanto dagli scaltri ipocriti, bravi, nel servilismo, a mostrare denti felici, inchinandosi al padroncino di turno, mascherati di opportunismo.

Le guide ambiziose non se ne accorgeranno mai a causa di quella cecità dovuta al narcisismo e al bisogno di sentirsi adulati ma anche perché il pavone, proprio per essere tale, difetta di ogni attitudine al discernimento. I prepotenti non si abbassano mai a chiedere e non cercano il confronto, anzi lo temono per quella viziosa supponenza che li fa affidare a coloro che vivono di pregiudizi.

Quanti governanti, leader, responsabili di ogni specie hanno fallito nel proprio servizio a causa degli ostinati autoconvincimenti e pregiudizi. Di questi responsabili mercenari il mondo è pieno e anche nella Chiesa non si scherza.

Gli irresponsabili sono inclini alle facili insinuazioni, protesi a fingere di non comprendere mai, per trasformarsi improvvisamente in prestigiatori di tante parole, capaci di arrampicate incredibili sugli specchi del demonio. Applicano in modo scrupoloso la doppia regola della super-intransigenza verso gli altri, imponendo fardelli pesanti sulle spalle dei deboli e della iper-suscettibilità verso se stessi, incapaci di sopportare la più tenue avversità.

Il disprezzo e il discredito diventano armi consuete per dar forza alle proprie ragioni riuscendo a spingere ciò che è scomodo nei baratri dello smarrimento, della sfiducia, della solitudine, dell’abbandono.

Questo avviene sia per l’ordinaria pecorella smarrita che non trova più un pastore pronto a soccorrerla fino ad arrivare a coloro che vengono lasciati sprofondare nel Mare Mediterraneo e in tutti quei baratri dove l’indifferenza regna e regola ogni cosa.

Tutto ciò sta portando l’umanità verso l’abisso dell’irresponsabilità dove lanciare la pietra nascondendo la mano è diventata la principale regola di vita il criterio di tali soggetti. Tutto viene fatto elegantemente, ma con stile e metodo occulto, mafioso, perfino con esibite lacrime di coccodrillo se necessario… ma il veleno del giudizio logora colui che è malato di potere, come tale capace di danneggiare e calpestare chiunque possa intralciare la personale e insana volontà. Altro che servitori del bene comune e artigiani della carità!

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AUTORE

don Aldo Buonaiuto
don Aldo Buonaiuto
Fondatore e direttore editoriale di In Terris, è un sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII. Da anni è impegnato nella lotta contro la prostituzione schiavizzata

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