E’ salito a 35 morti, fra cui molti bambini, il bilancio dell’attacco contro un bus sul quale viaggiava un gruppo di copti nella regione di Minya, nel sud dell’Egitto. Lo riferisce su Twitter l’ex portavoce della chiesa copta ortodossa, Anaba Ermya. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni il commando è salito sul pullman e mentre alcuni sparavano contro la comitiva altri filmavano il massacro. Un orrore nell’orrore.
L’attacco
A quanto si apprende, il bus con a bordo i cristiani copti era diretto al monastero di Anba Samuel, sulla rotta desertica a ovest dell’Alto Egitto. Gli uomini armati, riferisce Al Arabiya, hanno usato mitragliatrici nell’attacco contro il mezzo di trasporto. Alcuni dei feriti verserebbero in gravi condizioni. Il presidente egiziano Fatah al Sisi ha subito proclamato lo stato d’emergenza e convocato una riunione con i responsabili della sicurezza. Il governo del Cairo, ha spiegato il premier Cherif Ismail, è “determinato a combattere le idee e le azioni terroriste”. il Gran Muftì d’Egitto, Shawqi Allam, ha parlato di “vile operazione terrorista condotta da estremisti contro un gruppo di fratelli e sorelle cristiane a Minya”. Allam ha aggiunto che l’attacco “è contrario a tutti i valori religiosi e ai diritti umani che vietano lo spargimento di sangue e di intimidire i civili”, precisando che i cristiano-copti sono “i nostri fratelli in patria“.
Il Nunzio apostolico in Egitto, Bruno Musarò, l’ha definito un “vile attentato da condannare con forza. Questo è un accanimento contro i cristiani, contro la Chiesa e contro tutti gli egiziani. Preghiamo per le vittime e i feriti e ci stringiamo intorno alle loro famiglie”.
Condanna
Unanime la condanna anche da parte della comunità internazionale. Israele, ha scritto in un comunicato il premier Benjamin Netanyahu, “condanna con forza il grave attentato avvenuto oggi in Egitto e porge le condoglianze del suo popolo al presidente al Sisi e al popolo egiziano. Non c’è alcuna differenza fra il terrorismo che colpisce l’Egitto e quello manifestatosi in altri Paesi. Il terrorismo sarà sconfitto se tutti i Paesi vi si opporranno uniti“. Un’aspra condanna per la strage di copti avvenuta oggi in Egitto è stata espressa da un portavoce di Hamas a Gaza. “Si tratta di un crimine odioso”, ha detto alla stampa Fawzi Barhoum. I suoi unici beneficiari, ha aggiunto, “sono i nemici dell’Egitto“.
La Lega Araba ha parlato di “attentato brutale” sottolineando che “tali crimini che si ripetono ci ricordano il pericolo rappresentato dalle organizzazioni terroriste”. La “regione mediorientale necessita una cooperazione tra i Paesi arabi e a livello internazionale“, ha aggiunto il segretario Ahmed Aboul-Gheit. Il ministro francese degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, ha condannato “con la più grande fermezza questo atto vile e barbaro che ha funestato l’Egitto. Nessuno dovrebbe temere per la propria vita esercitando il diritto fondamentale di praticare liberamente la propria fede“.
Cristiani nel mirino
L’Egitto viene dalle due attentati contro la comunità cristiana copta compiute dal Daesh a Tanta (nella chiesa di San Giorgio) e ad Alessandria (nella basilica patriarcale di San Marco) in occasione della Domenica delle Palme. Il bilancio finale è stato di 47 morti e 126 feriti.
La zona maggiormente funestata dall’Isis è quella del Sinai, dove lo scorso febbraio – a seguito di un video nel quale gli uomini del Califfato esortavano a colpire gli “infedeli” – due copti, pare e figlio, sono stati uccisi. Entrambi sono stati freddati a colpi d’arma da fuoco e uno dei corpi è stato dato alle fiamme. Nei giorni successivi circa 200 famiglie cristiane sono state costrette a lasciare la regione, per paura di nuovi attacchi da parte del sedicente Stato Islamico. Nella stessa area del Sinai, sempre a febbraio, i jihadisti hanno organizzato posti di blocco per ammonire le donne a non uscire senza il velo integrale, che lascia scoperti solo gli occhi. I terroristi, armati, hanno fermato insegnanti in viaggio in autobus sulle vie tra Al-Arish, Rafah e Sheikh Zuweid. Il governatore locale ha ordinato alle docenti di non andare nelle scuole delle zone a rischio.
I copti
I copti sono presenti in tutto il Paese e in tutte le categorie sociali, anche se loro si considerano fuori da alcuni settori come la giustizia, l’università o le forze dell’ordine. I primi monaci vissero in Egitto nel IV secolo e la loro è stata una delle chiese a soffrire di più dall’avanzata islamica nel Nord Africa. Dopo il concilio Vaticano II, Chiesa cattolica e Chiesa copta hanno iniziato un cammino ecumenico di dialogo che ha portato nel 1973 al primo incontro – dopo quindici secoli – tra papa Paolo VI ed il patriarca dei copti, Shenuda III. Insieme decisero di iniziare un dialogo teologico, il cui frutto principale è stata la dichiarazione comune del 12 febbraio 1988. La maggior parte dei copti aderisce alla Chiesa ortodossa copta. Il resto del gruppo è spartito tra la Chiesa cattolica copta e varie confessioni cristiane protestanti.