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Pilastri marci nelle case del post terremoto a L’Aquila: esposto in Procura

Non c’è pace per gli aquilani coinvolti nel drammatico terremoto del 2009. Ventiquattro nuclei familiari per un totale di 67 persone sono state fatte evacuare dagli alloggi antisismici del progetto C.a.s.e. di Coppito 2 per infiltrazioni d’acqua che hanno reso le strutture a rischio di stabilità. A disporre l’immediato allontanamento dagli alloggi antisismici provvisori – realizzati dopo il terremoto che a L’Aquila provocò 309 vittime e migliaia di feriti – è stata la dirigente comunale, Enrica De Paulis, dopo un controllo di ordinaria manutenzione nel corso del quale è stato trovato il piede delle travi portanti di legno marcio per un’infiltrazione di acqua piovana. Secondo la dirigente tale danno risalirebbe al momento della realizzazione del manufatto in quanto non sarebbe stata messa la guaina a protezione dei primi 20 centimetri dell’intonaco esterno. A scoprire la gravità della situazione un ingegnere che durante la manutenzione ha notato una spaccatura orizzontale. Si è insospettito, ha fatto aprire la parete e ha trovato i pilastri nell’acqua stagnante.

Sistemazioni provvisorie

Alcuni cittadini sono stati ospitati in via temporanea all’hotel Amiternum, altri hanno scelto di alloggiare da parenti ed amici. Secondo la dirigente comunale, entro lunedì gli sfollati troveranno adeguata sistemazione in altre strutture temporanee sicure. I controlli verranno estesi in altre “new town”, ben 19 quelle realizzate dal governo Berlusconi dopo il sisma.

L’esposto

Roberto Tinari, vice presidente del Consiglio comunale ed esponente locale di Forza Italia, ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica: “Dal momento che gli alloggi sono da anni oggetto di segnalazioni dei residenti, e che è evidente lo stato di trascuratezza in cui versano, sono a chiedere chiarezza in merito alla situazione venutasi a creare, sporgendo formale denuncia nei confronti di chi sarà ritenuto dalle autorità responsabile del danno. E’ ora di fare chiarezza e di individuare i responsabili di ciò che ritengo essere un fatto gravissimo, che ha messo potenzialmente a repentaglio la sicurezza di 67 persone”, ha concluso l’esponente azzurro.

Il precedente

Questo caso purtroppo sembra non essere isolato nella ricostruzione post sisma. Recentemente il Gup del tribunale dell Aquila, Guendalina Buccella, ha disposto il trasferimento a Piacenza del processo per il crollo del balcone nella palazzina del Progetto Case di Cese di Preturo (L’Aquila), che ha innescato il sequestro di altri 800 balconi con le stesse caratteristiche, secondo l’accusa realizzati con materiale scadente e difetti di costruzione. Nella città emiliana è in atto un altro processo per il filone di inchiesta legata al legno utilizzato da un’azienda piacentina. Sono 37 gli indagati per il crollo avvenuto nel settembre 2014 a Cese di Preturo. A chiedere il trasferimento del processo, per incompetenza territoriale, sono stati gli avvocati difensori di uno degli imputati, Giampaolo Paraboschi, direttore generale dell’azienda piacentina Safwood, ditta fornitrice del legno per la costruzione del balcone crollato. Considerando dunque che i maggiori reati del complesso procedimento, truffa aggravata e frode nelle pubbliche forniture, secondo gli inquirenti sarebbero stati commessi a Piacenza, il Gup ha adottato questa decisione. A Cese di Preturo c’è uno dei 19 quartieri del progetto C.a.s.e., il mega insediamento abitativo post terremoto per dare un tetto a circa 16 mila aquilani sistemati in circa 4.500 alloggi prefabbricati antisismici.

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