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Papa Francesco: “Il mondo si cambia aprendo il cuore e ascoltando gli altri”

“Il mondo si cambia aprendo il cuore, ascoltando gli altri, accogliendo gli altri, condividendo le cose. E voi potete fare lo stesso”. Papa Francesco riceve in udienza, nell’Aula Paolo VI, i “cavalieri”, ovvero i gruppi di ragazzi delle scuole medie vicine al movimento di Comunione e Liberazione. In un dialogo, svoltosi sotto forma di domande e risposte, il Pontefice risponde con ironia e schiettezza ai quesiti posti dagli scolari, ricordando tuttavia, che alcune domande non hanno risposta.

La paura del cambiamento

A rivolgere la prima domanda è Marta, al terzo anno di scuola media. A settembre inizierà le superiori e sente la paura del cambiamento, di non poter pi vedere i suoi amici. “Perché devo cambiare tutto?”, chiede al Papa. Francesco risponde: “La vita è un continuo ‘buongiorno’ e ‘arrivederci’. Tante volte sono cose piccole, ma tante volte è un ‘arrivederci’ per anni o per sempre. Si cresce incontrandosi e congedandosi. Se tu non impari a congedarti bene, mai imparerai a incontrare nuova gente”. Per il Santo Padre questa è una sfida, “la sfida della vita. E noi nella vita dobbiamo abituarci a questo cammino: lasciare qualcosa e incontrare le cose nuove”. Allo stesso tempo, questo è un “rischio”, si ha paura “di fare un passo”, e alla fine si “rimane fermi” e non si cresce.” Quando un ragazzo dice ‘basta’ e si ‘accomoda sul divano’, non cresce. Chiude l’orizzonte della vita”. Quando una persona non vuole crescere, davanti a sé vede un muro, aggiunge il Papa. Ma noi “dobbiamo imparare a guardare la vita guardando l’orizzonte”. Ciò si traduce nell’incontrare “nuova gente e situazioni”. Poi, rivolgendosi a Marta, dice: “E’ vero che tu hai usato la parola ‘paura’, ma usa piuttosto la parola ‘ho una sfida’. Dietro il muro non si vede; con l’orizzonte, tu vai avanti: l’orizzonte non finisce mai!”.

Cambiare il mondo

La seconda domanda la pone Giulia: “Vorrei chiederti cosa possiamo fare di concreto noi ragazzi giovani per cambiare un po’ il mondo che ci circonda, visto tutto quello che sta succedendo”. “Possiamo pensare di chiamare una fata che venga con la bacchetta magica e cambi il mondo”, scherza il Pontefice, che aggiunge: “Se è difficile per la gente grande, per la gente che ha studiato, per la gente che ha la capacità di governare i Paesi, quanto più sarà difficile per un ragazzo e una ragazza, no? E’ difficile”. Poi è lui a porre una domanda ai ragazzi: “Voi, potete cambiare il mondo?” La risposta è un timido “Sì”. “Ma come? – prosegue Bergoglio – Con le cose che ci sono intorno a voi. Per esempio, quando incontro i bambini faccio questa domanda: ‘Se tu hai due caramelle e viene un amico, cosa fai?’ Quasi tutti dicono: ‘Ne do una a lui e una a me’. Alcuni non lo dicono, ma pensano: ‘Le tengo tutte e due in tasca e me le mangio dopo, quando se ne va’. Il primo è un atteggiamento positivo: una per te, una per me. L’altro è un atteggiamento egoistico, negativo: tutto per me”. Invitando a guardare le proprie mani, il Papa evidenzia come con un gesto positivo le mani sono aperte, al contrario, quando è negativo, sono chiuse. “Per cambiare il mondo ci vuole la mano aperta”. Le mani aperte sono simbolo del cuore. “Voi potete incominciare a cambiare il mondo con il cuore aperto – prosegue -. Il mondo si cambia aprendo il cuore, ascoltando gli altri, accogliendo gli altri, condividendo le cose. E voi potete fare lo stesso. Mai dare il male al male!”.

Domande senza risposta

E’ la volta di Tanio, un ragazzo nato in Bulgaria. La sua storia commuove il Papa. Al primo mese di vita i suoi genitori lo hanno lasciato in orfanotrofio. A cinque anni è stato adottato da una nuova famiglia italiana, ma dopo pochi mesi la mamma adottiva è venuta a mancare. Ha vissuto con il papà e i nonni, ma quest’anno sono morti anche i nonni. “Come si fa a credere che il Signore ti ama, quando ti fa mancare persone o accadere cose che tu non vorresti mai?”, domanda. Il Papa, commosso, risponde: “Pensiamo un po’, tutti insieme, a un ospedale qualsiasi dei bambini. Come si può pensare che Dio ami quei bambini e li lasci ammalati, alle volte anche morire?”. Poi domanda: “Perché soffrono i bambini? Perché ci sono bambini nel mondo che soffrono la fame, e in altre parti del mondo c’è uno spreco tanto grande? Perché?”. Ci sono domande, aggiunge il Pontefice, “alle quali non si può rispondere con le parole”. Poi rivela: “Quando visito un’ospedale di bambini, mi faccio questa domanda anche io. Poi esco con il cuore molto addolorato, ma il Signore non mi risponde. Soltanto guardo il Crocifisso. Se Dio ha permesso che suo Figlio soffrisse così per noi, qualche cosa deve esserci lì che abbia un senso. Ma io non posso spiegarti questo senso. Lo troverai tu: più avanti nella vita o nell’altra vita”. Nella vita ci sono domande alle quali non si può rispondere come si spiega un teorema matematico o una questione storica, aggiunge il Papa. Quindi prosegue: “Dietro a questo, sempre c’è l’amore di Dio. Non si può spiegare”. Poi avverte: “Se qualcuno ti dice: ‘Vieni che io te lo spiego’, dubita. Ti faranno sentire l’amore di Dio solo quelli che ti sostengono, che ti accompagnano e ti aiutano a crescere”.

 

 

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