L’Italia è indietro nella lotta alla corruzione e, in particolare, nell’applicazione degli standard fissati da “Gruppo di Stati contro la corruzione” (Greco), organo del Consiglio d’Europa. Il dato emerge dall’ultimo rapporto annuale: Roma ha implementato pienamente, in cinque anni, solo il 33% delle raccomandazioni sull’incriminazione della corruzione, attraverso l’introduzione nel codice penale di reati specifici. Peggio solo Bosnia (0%), Portogallo e Usa (17%). Fatti progressi invece sulla trasparenza del finanziamento dei partiti.
Su questo fronte, segnala il rapporto, l’Italia ha implementato pienamente il 71% delle raccomandazioni per aumentare la trasparenza del finanziamento dei partiti politici, e parzialmente le restanti, e si trova quindi in una posizione migliore di altri grandi Paesi europei, come Francia e Germania, che hanno implementato pienamente meno del 40% delle raccomandazioni del Greco.
Il Greco ha poi espresso preoccupazione per la pratica che vede giudici passare alla politica e poi magari tornare alla magistratura. Un fenomeno, evidenziano a Strasburgo, particolarmente rilevante in Italia e in Olanda. Il rapporto evidenzia “il rischio inevitabile, reale o percepito, che la magistratura sia politicizzata” e la necessità di porre dei limiti “trovando un equilibrio“.
Se “i magistrati non devono essere isolati dal resto della società, ne privati del diritto a partecipare alla vita sociale e politica”, si legge nel rapporto, allo stesso tempo, “date le particolarità della funzione” è necessario che la questione sia regolamentata: “Bisogna trovare un giusto equilibrio tra quanto i magistrati possono essere coinvolti nella società e la necessità per i giudici e tutta la magistratura di essere, e essere visti, come indipendenti e imparziali nell’espletamento delle loro funzioni”.
Il Greco ha infine invitato i governi, i parlamenti, e la magistratura dei Paesi europei ad aumentare i loro sforzi per creare meccanismi preventivi anti corruzione più efficaci. Gli Stati “hanno la tendenza a fare troppo affidamento sugli elementi repressivi della lotta alla corruzione, e a sottovalutare troppo spesso la forza ed efficacia dei meccanismi di prevenzione, che ora sono o troppo deboli o del tutto assenti“. Greco ha quindi raccomandato a tutti i suoi Stati membri, compresa l’Italia, di introdurre una serie di misure preventive, come i codici di condotta ed etici per i parlamentari e i giudici, allo scopo di evitare varie forme di conflitto d’interessi.