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Il Papa all’Angelus: “Nei momenti bui della vita non familiarizzare con la tristezza”

La vita è difficile, e “nei momenti bui viene naturale stare con sé stessi”, rimuginare su quanto essa sia ingiusta, ma “non dobbiamo familiarizzare con la tristezza”, non dobbiamo rifugiarci verso mete illusorie che, come “un fuoco d’artificio“, ci danno luce per poco tempo prima di farci ripiombare nel buio. In questi momenti, “non dimentichiamoci di Gesù, di aprirci a Lui e di raccontargli la vita, di affidargli le persone e le situazioni”. Sono le parole di Papa Francesco, pronunciate durante la preghiera dell’Angelus. Il Pontefice, affacciandosi dalla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico in una piazza San Pietro assolata e afosa, invita tutti i fedeli a raccogliere l’invito che Gesù fa nel Vangelo: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”.

Stanchi e oppressi dalla vita

L’invito che fa Cristo nel Vangelo di Matteo, fa notare il Papa, è rivolta a “tutti coloro che sono stanchi e oppressi dalla vita. E chi può sentirsi escluso da questo invito?”. Gesù è consapevole di “quanto la vita può essere pesante” e delle molte cose che “affaticano il cuore: delusioni e ferite del passato, pesi da portare e torti da sopportare nel presente, incertezze e preoccupazioni per il futuro”. Davanti a tutto questo, prosegue Bergoglio, la prima parola di Gesù “è un invito a muoversi e reagire: ‘Venite'”. In effetti, sottolinea il Pontefice, “quando le cose vanno male” il nostro sbaglio “è restare dove si è“. E’ difficile “reagire e aprirsi”, aggiunge, perché “nei momenti bui viene naturale stare con sé stessi, rimuginare su quanto è ingiusta la vita, su quanto sono ingrati gli altri e com’è cattivo il mondo“. In questa prospettiva, tutto ci appare nero a tal punto da “familiarizzare con la tristezza”. Al contrario, Gesù “vuole tirarci fuori da queste ‘sabbie mobili'”. La soluzione? Per il Papa è “nella relazione, nel tendere la mano e nell’alzare lo sguardo verso chi ci ama davvero“.

No alle mete illusorie

Non basta uscire da sé, evidenzia il Santo Padre, è necessario “sapere dove andare”. Il nostro mondo è pieno di “mete sono illusorie” che “promettono ristoro e distraggono solo un poco, assicurano pace e danno divertimento, lasciando poi nella solitudine di prima”. Esse sono “fuochi d’artificio” che brillano per poco tempo. Poi aggiunge: “Di fronte a un peso della vita o a una situazione che ci addolora, proviamo a parlarne con qualcuno che ci ascolti, con un amico, con un esperto”. Questo è un bene, ma poi esorta: “Non dimentichiamo Gesù”, “di aprirci a Lui e di raccontargli la vita, di affidargli le persone e le situazioni. Oggi Egli dice a ciascuno: ‘Coraggio, non arrenderti ai pesi della vita, non chiuderti di fronte alle paure e ai peccati, ma vieni a me!'”.

Gesù ci toglie l’angoscia dal cuore

Il Papa ricorda che Gesù ci aspetta “sempre, non per risolverci magicamente i problemi, ma per renderci forti nei nostri problemi“. Egli “non ci leva i pesi dalla vita, ma l’angoscia dal cuore; non ci toglie la croce, ma la porta con noi”. Accanto a lui, “ogni peso diventa leggero, perché Lui è il ristoro che cerchiamo”. Quando nella nostra vita entra Gesù, “arriva la pace, quella che rimane anche nelle prove, ‘nelle sofferenze'”. Quindi esorta: “Andiamo a Gesù, diamogli il nostro tempo, incontriamolo ogni giorno nella preghiera, in un dialogo fiducioso e personale”, “familiarizziamo con la sua Parola, riscopriamo senza paura il suo perdono, sfamiamoci del suo Pane di vita”. In questo modo “ci sentiremo amati e consolati da Lui”. E Gesù stesso che insiste nel chiedercelo, e lo ripete ancora alla fine del Vangelo di oggi: “Imparate da me […] e troverete ristoro per la vostra vita”. “Impariamo ad andare da Gesù e, mentre nei mesi estivi cercheremo un po’ di riposo da ciò che affatica il corpo – conclude il Papa -, non dimentichiamo di trovare il ristoro vero nel Signore“.

I saluti

Nel salutare i romani e i pellegrini che affollano la piazza, Papa Francesco scherza: “Siete coraggiosi voi, con questo sole e questo caldo in piazza, bravi“. Ricorda anche il pellegrinaggio della “famiglia polacca di Radio Maria al Santuario di Częstochowa”, e invita i presenti ad accompagnarla con un’Ave Maria. Il pensiero del Pontefice va anche ai i fedeli polacchi venuti in bicicletta da Chełm, arcidiocesi di Lublino. Non dimentica le Suore Ancelle della Beata Vergine Immacolata, benedicendo i lavori del loro Capitolo Generale, che inizia oggi; “come pure i sacerdoti di diversi Paesi partecipanti al corso per formatori di seminario organizzato dall’Istituto Sacerdos di Roma”. Un saluto particolare va ai ragazzi del Coro “Puzangalan” (che significa “speranza”) di Taiwan, e al Coro Alpino di Palazzolo sull’Oglio. In fine, il suo tradizionale saluto: “Auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!“.

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