Una parrocchia è stata devastata e 2 sacerdoti sono stati rapiti nel blitz compiuto da un gruppo di giovani miliziani a nord del Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Vittime del sequestro sono il parroco e il suo vice della chiesa di Buyunka, una delle dodici parrocchie di Butembo, situata al confine con Uganda e Ruanda. Gli assalitori, che secondo le testimonianze indossavano tute mimetiche, hanno anche rubato due vetture delle chiesa.
L’assalto
L’attacco è andato in scena la sera di domenica 16 luglio ma la notizia è stata diffusa solo nelle ultime ore. I due preti – don Charlee Borromee Kipasa e don Jean-Pierre Akilimali – sono stati prelevati dopo aver assistito alla devastazione e alla depredazione della parrocchia nella quale operavano. Silenzio inquietante sulla loro sorte ma si teme che possano ancora essere nelle mani dei miliziani. Non si conosce nemmeno la sigla del gruppo responsabile dell’assalto. Probabile, secondo Radio Vaticana, che provenisse dai Paesi limitrofi. Nelle stesse aree si svolge la guerriglia Mai Mai che le forze governative stanno tentando di contrastare.
Clero nel mirino
Queste regioni sono spesso oggetto di attacchi da parte dei gruppi armati e i rappresentanti del clero finiscono troppe volte nel mirino. Nel 2012 tre assunzionisti erano stati sequestrati dalle milizie, mentre nel 2016 (il 20 marzo) il padre assunzionista Vincent Machozi è stato ucciso nel villaggio di Vitungwe-Isale, situato a 15 chilometri da Butembo. Lo scorso febbraio 25 seminaristi sono stati evacuati in elicottero dai Caschi Blu della Missione Onu a Mbuji-Mayi nella Repubblica Democratica del Congo. I religiosi facevano parte del gruppo che si era disperso nella foresta a seguito dell’assalto, il 18 febbraio, al Seminario maggiore di Malole di Kananga, nel Kasai Centrale, da parte dei miliziani del defunto capo tradizionale Kamuina Nsapu. A seguito dell’appello lanciato da da mons. Emmanuel Bernard Kasanda Mulenga, Vescovo di Mbuji-Mayi, i 25 seminaristi originari di questa città sono potuti tornare nelle loro famiglie, dopo che erano rimasti bloccati a Kananga perché la strada che la collega a Mbuji-Mayi è bloccata per la presenza dei miliziani di Kamuina Nsapu.