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Crisi migratoria, Minniti: “In Italia non sussistono le condizioni per lo stato di emergenza”

Dopo le polemiche dei giorni scorsi e l’ardua impresa di convincere gli Stati europei a rivedere almeno in parte la decisione di serrare i propri porti all’ingresso dei barconi di migranti, il ministro dell’Interno, Marco Minniti, frena sulla questione: “In Italia non sussistono le condizioni per porre in essere procedure di dichiarazione dello stato di emergenza umanitaria”. Parole pronunciate durante il question-time alla Camera, a seguito di un’interrogazione del capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, Renato Brunetta. Se il guardasigilli ha specificato che “la politica di gestione dei flussi dev’essere ispirata a un intervento pianificato, strutturato, distante da logiche emergenziali”, l’ex ministro per la pubblica amministrazione non ha tardato a manifestare la sua contrarietà sulla posizione assunta dal capo del Viminale: “Quanti migranti devono sbarcare ogni giorno perché questo stato di emergenza possa essere dichiarato?”.

Gli obblighi internazionali

Pur non sussistendo le condizioni per definire quella italiana come “una situazione di emergenza”, il ministro Minniti ha comunque posto l’accento su quanto previsto dalla “cornice normativa internazionale”, ossia a “una serie di obblighi, tra i quali l’immediato intervento in assistenza di qualsiasi persona in pericolo in mare, senza distinzioni di nazionalità o di status giuridico, nonché l’obbligo di sbarcare i naufraghi in luogo sicuro. Tali obblighi di soccorso cessano non appena i naufraghi giungono presso il luogo sicuro, che è quella località dove le operazioni di soccorso si considerano concluse”. Non necessariamente, però, ha proseguito il guardasigilli, “il luogo sicuro è quello più vicino”, in quanto “deve essere individuato nelle proprie acque Sar dalle autorità del Paese che assume la responsabilità dell’intervento di soccorso, come tale idoneo a soddisfare le esigenze primarie dei naufraghi”.

Minniti: “Auspichiamo reale impegno dell’Europa”

La frenata sull’emergenza, dopo i tentativi dei giorni scorsi di richiamare l’attenzione dell’Europa proprio attraverso questo fronte, ha incontrato diverse opposizioni oltre a quella di Brunetta che, durante l’interrogazione, ha ribadito che “lo stato di emergenza lo hanno certificato gli italiani che non ne possono più, la nostra società sta scoppiando”. In questo contesto, risultano piuttosto esemplificativi anche i numeri relativi agli sbarchi, aggiornati dal Viminale al 19 luglio: 93.335 migranti approdati, con un aumento del 16,7% rispetto allo stesso periodo del 2016. Per fronteggiare la situazione, l’obiettivo del ministro resta lo stesso: rivedere il programma di Frontex, Triton, cercando di rinegoziare gli accordi e regolamentare le politiche di intervento. Qualche risposta, a ogni modo, potrebbe arrivare dall’imminente incontro in Viminale (il 25 luglio) con le ong operanti nel Canale di Sicilia. Con l’augurio che si manifesti “un reale impegno dell’Europa nella gestione della crisi migratoria, nel soccorso e nella protezione delle persone”.

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