Quattro anni fa, il 29 luglio 2013, spariva il gesuita padre Paolo Dall’Oglio. Il fondatore della comunità monastica di Mar Musa, in Siria, si era recato a Raqqa, già allora roccaforte dell’Isis, che nel gennaio 2014 ne prese il completo controllo e ne fece la capitale dell’autoproclamato Stato Islamico. Da allora sono trascorsi quattro anni di silenzio sulla sorte del religioso, grande sostenitore del dialogo tra cristiani e musulmani. Il 26 luglio 2015 Papa Francesco, al termine dell’Angelus, lanciò un appello per la liberazione del confratello e dei vescovi ortodossi rapiti in Siria. Tutto, purtroppo, è stato finora inutile e del destino di padre Dall’Oglio non si sa più nulla.
L’intervista al Sir
Il fratello Pietro, musicista, ha rilasciato un’intervista al Sir in cui conferma che “non abbiamo alcuna notizia. Ci affidiamo alla Farnesina che è uno degli organismi più preparati al mondo per affrontare situazioni come quella di mio fratello. Purtroppo, fino ad oggi, non ci è stato confermato nulla, quindi viviamo nell’attesa“. “Mio fratello – ha aggiunto – è vivo e continuerò a pensarlo finché non vedrò la sua salma o non ascolterò le parole di qualcuno di cui mi fido ciecamente”.
Innamorato di Dio
In questi giorni si sta parlando molto del gesuita romano: “Ci fa molto piacere. Paolo – afferma il fratello – ha sempre vissuto nei valori in cui ha creduto. Per noi ricordare questo anniversario vuole dire che lo crediamo in vita. E lo facciamo anche parlando di quello che lui, purtroppo inascoltato, cercava di far comprendere al mondo”. In questi quattro anni, sulla sorte di Dall’Oglio si sono rincorse tante voci, senza alcuna conferma. Il suo rapimento non è mai stato rivendicato. “Mio fratello Paolo è una persona dedita completamente agli altri, fortemente devoto alla sua chiamata religiosa. Ha sempre vissuto con coerenza la sua vocazione. Paolo è un innamorato di Dio, dei fratelli, della pace, del dialogo e del popolo siriano. Appassionato dell’Islam, lo ha studiato con profondità andando oltre le letture solite che si danno di questa religione”, dice Pietro Dall’Oglio.
Mar Musa e Assad
“Mar Musa per padre Paolo è la concretizzazione di un’idea, di un’utopia: quella di vivere con coerenza gli insegnamenti di Gesù Cristo per costruire un mondo più giusto. Mio fratello ha sempre creduto nei valori della giustizia, dell’uguaglianza e della democrazia. Un mondo nel quale ognuno abbia la possibilità di costruirsi la sua strada con i propri interessi usando i doni ricevuti” afferma ancora nell’intervista. “Paolo crede nella pace anche per un popolo torturato da 20 anni da un regime appoggiato dall’Occidente”. Non è tenero, Pietro Dall’Oglio, nei confronti della dittatura di Assad, che nel 2012 aveva espulso il religioso dalla Siria per le sue critiche al regime. Per questo non è neppure possibile dire con certezza chi siano i responsabili del rapimento di padre Paolo, un uomo che ha sempre cercato il dialogo anche trovandosi sotto il tiro incrociato di due opposti estremismi.