Shuhada Al-Qaryatayn. Questo il nome di uno dei gruppi armati ribelli siriani finanziati fino a ieri dagli Stati Uniti. Fino a ieri, appunto. Washington ha infatti deciso di chiudere il canale di approvvigionamento di armi e soldi nei confronti di questa organizzazione.
Contro Assad e non contro Isis
La decisione del Pentagono è giunta dopo che i miliziani di Shuhada Al-Qaryatayn hanno attaccato le forze governative, piuttosto che postazioni dello Stato islamico. Ad annunciarlo sono stati funzionari degli Stati Uniti.
L’annuncio delle forze militari statunitensi
Il gruppo, che agisce principalmente nella zona meridionale della Siria, riceveva formazione e armi dagli Stati Uniti. Come ha riferito alla Cnn il colonnello Ryan Dillon, “è stato uno dei partner più importanti nella lotta contro i miliziani nel sud della Siria, ma la coalizione non supporterà più le sue operazioni perché unilateralmente, senza autorizzazione o coordinamento dei militari statunitensi, ha portato delle pattuglie fuori dalla zona specifica, impegnandosi in attività non dirette contro l’Isis“.
Dillon ha aggiunto inoltre che “la coalizione sostiene soltanto quelle forze impegnate contro l’Isis”.
La base di “At Tanf”
Si tratta della prima volta che la coalizione a guida statunitense cessa di sostenere un gruppo di combattenti in Siria. La base in cui i militari provenienti da Oltreoceano addestrano le organizzazioni locali si chiama “At Tanf” e si trova in una zona di confine tra Siria, Giordania e Iraq.
Scelta consapevole di Shuhada Al-Qaryatayn
Il gruppo Shuhada Al-Qaryatayn avrebbe agito con la consapevolezza degli effetti. Stando a quanto sostiene sul portale Navy Times Genevieve Casagrande, giovane analista geopolitica dell’Institute for the Study of War, i miliziani avrebbero annunciato all’inizio di questa settimana “che non avrebbero più accettato il sostegno della coalizione a guida statunitense, perché la coalizione ha ‘limitato’ la propria attività a combattere lo Stato islamico e non condivide l’obiettivo di abbattere il regime di Assad“.