Immagini prevalentemente in bianco e nero che raccontano un pianeta che porta ancora i segni visibili della seconda guerra mondiale, diviso da confini ben definiti che negli anni ’50 era quasi impossibile varcare. E’ quello che raccontano gli scatti di Werner Bischof in mostra dal 22 settembre al 25 febbraio a Venezia, negli spazi della Casa dei Tre Oci. 250 fotografie, tra cui 20 inedite che tracciano il ritratto di un’Italia che si rialza dalle macerie del conflitto.
La mostra
“Werner Bischof. Fotografie 1934-1954″, organizzata dalla Fondazione di Venezia e Civita Tre Venezie in collaborazione con la Werner Bischof Estate e Magnum Photos – di cui il famoso fotografo svizzero fu tra i fondatori -, trasporterà il visitatore in quella che viene considerata “l’età dell’oro del fotogiornalismo”. Si potranno ammirare oltre 200 scatti tratti dai suoi più importanti reportage, compiuti nei posti più remoti del globo. Tuttavia, a sorprendere il visitatore saranno gli scatti dedicati all’Italia, immagini di rara bellezza grazie alle quali so potrà ammirare l’originalità e il neoralismo tipici di Bischof. Egli riteneva che il principio fondante del proprio lavoro fosse soprattutto mostrare, senza falsificazioni, la realtà, nella convinzione che al fotografo spettasse una profonda responsabilità sociale.
Dalla moda alla guerra
Fin dall’inizio della sua carriera, Bischof era riuscito a farsi notare nel campo della moda, della pubblicità e della fotografia naturalistica. Fu l’esperienza della guerra e la visione dell’Europa distrutta dal secondo conflitto mondiale a spingerlo ad abbandonare la fotografia da rivista per testimoniare con la sua arte la sofferenza umana. Nel 1949 entrò a far parte della nuova Agenzia Magnum, cominciando con importanti reportage nel Medio Oriente, continente africano. Un periodo molto intenso, ma troppo breve, perché nel 1954 trovava la morte in un incidente automobilistico attraversando le Ande peruviane.
Le foto
L’allestimento è un itinerario che, partendo dall’Europa distrutta dalla guerra, arriva in India, nazione attanagliata dalla povertà e dalla miseria, dove, tuttavia, si iniziano a vedere gli sviluppi industriali che la porteranno a essere uno delle nazioni leader del nuovo millennio. Poi tappa in Giappone e in Corea, prima di arrivare in America. Il viaggio di Bischof, prosegue nelle città statunitensi, di cui coglierà lo sviluppo metropolitano, anche con una serie di fotografie a colori, e si chiuderà idealmente tra i villaggi del Perù,dove realizzò “On the road to Cuzco“, considerato il suo più grande capolavoro.