“La popolazione di Gaza affronta oggi una crisi energetica peggiore di quella che si è verificata durante la guerra del 2014“. A dare l’allarme è Oxfam Italia, la quale sottolinea che “circa due milioni di persone non hanno quasi accesso a servizi essenziali, come acqua corrente e servizi igienici, e moltissimi hanno a disposizione solo due ore di luce elettrica al giorno”.
#LightsOnGaza
La confederazione di organizzazioni no profit ha dunque lanciato, a tre anni dalla guerra che in cinquanta giorni devastò Gaza, la campagna #LightsOnGaza con cui viene chiesto che alla popolazione della Striscia sia garantita la quantità necessaria di energia elettrica.
Il taglio dell’elettricità
La crisi è iniziata a seguito delle tensioni che hanno portato al taglio da parte di Israele del 40% dell’erogazione di elettricità sulla Striscia, su richiesta – precisa Oxfam – della stessa Autorità nazionale palestinese.
“Misura illegale e punitiva”
Si tratta, secondo Oxfam, di una “misura illegale e punitiva contro un’intera popolazione”. Di fronte alla emergenza umanitaria, conclude la Ong, “l’Anp, le autorità che de facto controllano Gaza ed Israele devono garantire la sopravvivenza di Gaza, smettendo di usare la popolazione come merce di scambio per la risoluzione di dispute politiche”.
Alta tensione
Il rischio di un nuovo conflitto è sempre alle porte della Striscia. Dopo il lancio di un razzo, martedì scorso, proveniente dalla Striscia verso la città israeliana di Ashqelon, le forze armate di Israele hanno risposto colpendo due postazioni di Hamas: ferite quattro persone. Lo ha confermato il portavoce militare secondo cui Israele “vede nell’organizzazione terroristica di Hamas la responsabile di quanto avviene nella Striscia”.
Hamas dal canto suo ha emesso un comunicato in cui afferma che “con quell’attacco Israele ha varcato una pericolosa linea rossa e ne subirà le conseguenze”. L’organizzazione sottolinea che “non consentiremo ad Israele di trasformare le nostre terre in una zona di sperimentazione delle sue munizioni”.