Trentadue persone uccise dalla polizia in un solo giorno, il 15 agosto. Questo il bilancio di uno degli ultimi capitoli della “guerra alla droga” che sta combattendo il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte. Tra mercoledì e giovedì, poi, a Manila la polizia ha ucciso altri venticinque sospetti spacciatori di droga.
Nuovi livelli di barbarie
“Queste morti scioccanti ci ricordano che l’illegale ‘guerra alla droga’ del presidente Duterte va avanti senza sosta, anzi pare raggiungere nuovi livelli di barbarie: uccidere i sospetti, violare il loro diritto alla vita e ignorare le regole del giusto processo sono ormai la routine”, ha dichiarato James Gomez, direttore di Amnesty International per l’Asia sud-orientale e il Pacifico.
I poveri le prime vittime
“A pagare il prezzo di questa brutalità sono soprattutto le comunità più povere di aree come la provincia di Bulacan, dove è avvenuta buona parte delle esecuzioni extragiudiziali da quando il presidente è al potere, comprese ventuno delle trentadue del 15 agosto”, ha aggiunto Gomez.
Amnesty reputa “molto preoccupanti” i propositi di Duterte di debellare il fenomeno della droga entro il suo mandato malgrado reputi difficile il proposito. “Con l’estensione a tempo indeterminato di questa fallace strategia, rischiamo di non vedere la fine di queste uccisioni”, ha commentato Gomez.
La richiesta di una commissione d’inchiesta internazionale
“Considerato che un mese fa Duterte ha minacciato di abolire la Commissione per i diritti umani, l’unica istituzione che svolge indagini approfondite sulle esecuzioni extragiudiziali, pare che mai come oggi dall’inizio del mandato presidenziale i diritti umani siano a rischio”, ha sottolineato Gomez, che chiede di istituire, “senza ulteriori ritardi, una commissione d’inchiesta internazionale sulla ‘guerra alla droga’ e sulla carneficina in corso ogni giorno nelle Filippine”.
Oltre un anno di “guerra alla droga”
Da quando è salito al potere, nel giugno 2016, il presidente Duterte sta conducendo una battaglia senza quartiere agli spacciatori di sostanze stupefacenti. Le forze dell’ordine sono state autorizzate dal presidente ad uccidere i sospettati.
Le conseguenze dell’autorizzazione di Duterte sono state micidiali. In un rapporto del gennaio 2017 intitolato “Se sei povero vieni ucciso”, Amnesty aveva denunciato come la polizia filippina avesse ucciso, o avesse pagato per uccidere, migliaia di presunti autori di crimini di droga in un’ondata di esecuzioni extragiudiziali equiparabili a crimini contro l’umanità.
L’Unione Europea, le Nazioni Unite e gli Stati Uniti hanno invocato inutilmente la fine delle violenze.