Dalla Casa Bianca arriva una notizia che, a ben pensarci, era nell’aria da diverso tempo: Steve Bannon, il fedelissimo consigliere di Donald Trump, è fuori dallo staff presidenziale. Il controverso stratega, protagonista assoluto della campagna elettorale del Tycoon, nonché ex direttore di “Breitbart news”, sito legato agli ambienti della destra, può ormai essere considerato un ex membro dello staff presidenziale anche se, per ora, non è chiaro se si sia trattato di dimissioni o di un licenziamento. Di certo, la squadra di The Donald perde uno dei suoi pezzi più importanti, protagonista non più di due giorni fa di una rovente intervista concessa a “The American prospect”, durante la quale ne aveva avute un po’ per tutti, dai protagonisti dei fatti di Charlottesville alla “guerra economica” con la Cina, fino a parlare dell’inesistenza di una soluzione militare con la Corea del Nord.
Bannon ai saluti
La rivelazione è arrivata, nuovamente, dal quotidiano “New York Times”, con uno scoop a firma di Maggie Haberman. Fonti vicine a Bannon, però, avrebbero precisato come il consigliere avrebbe presentato le dimissioni già il 7 agosto, ovvero cinque giorni prima degli scontri di Charlottesville. La notizia diramata dal giornale della Grande Mela, successivamente, è stata confermata dalla Casa Bianca, dalla quale hanno specificato che “il chief of staff John Kelly e Steve Bannon hanno convenuto di comune accordo che oggi sarebbe stato l’ultimo giorno per Steve. Siamo grati per il suo servizio e gli auguriamo il meglio”.
L’intervista
La sua teoria di una guerra economica in corso con la Cina aveva fatto piuttosto rumore, anche perché andava in qualche modo sminuendo le tensioni con la Corea del Nord, defnito un problema di minore urgenza. E, a quanto pare, proprio la sua ultima intervista sarebbe da considerare la goccia definitiva all’interruzione dei rapporti con l’inquilino della Casa Bianca, mentre a Washington infuriavano le polemiche sulle molteplici versioni di Trump sui fatti della Virginia, dalla condanna dei suprematisti bianchi fino alla condivisa condanna fra sinistra e destra. Nelle ultime ore, a tenere banco, la questione dell’abbattimento delle statue confederate. Il congedo dello stratega, però, si era già delineato da tempo.