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Crisi in Corea, Seul teme un nuovo test missilistico di Pyongyang nelle prossime ore

La Corea del Sud teme un nuovo test missilistico nordcoreano per sabato, vigilia dell’anniversario della nascita della Repubblica Popolare Democratica. La portavoce del ministero dell’Unificazione Eugene Lee ha ribadito i timori di Seul: altre intemperanze potrebbero maturare nel weekend o intorno al 10 ottobre, giorno che ricorda la fondazione del Partito dei Lavoratori. I test del Nord sono spesso associati a importanti eventi o ricorrenze legati a storia e leadership del Paese.

Intanto la portaerei statunitense a propulsione nucleare USS Ronald Reagan ha lasciato la base di Yokosuka, in Giappone, per una “missione a lungo termine”. I suoi movimenti coincidono con l’accordo tra Washington e Seul per lo schieramento di un maggiore numero di navi da guerra e bombardieri intorno alla penisola coreana, in risposta alle tensioni geopolitiche che hanno seguito l’ultimo lancio del missile e il test nucleare della Corea del Nord. La portaerei Reagan stazionava a Yokosuka da inizio agosto, dopo un periodo di esercitazioni congiunte di circa tre mesi con l’altra nave Carl Vinson nel mare del Giappone, con le forze di autodifesa nipponiche. Alta come un palazzo di 20 piani e lunga oltre 330 metri, la Ronald Reagan è dotata di due reattori nucleari di quarta generazione A4W.

Non si ferma, però, la macchina diplomatica, considerata da Vladimir Putin l’unica “opzione possibile” per risolvere la crisi coreana. Lo stesso Donald Trump, dopo i tweet guerrafondai dell’ultimo mese, sembra aver messo da parte i propositi bellicosi affermando che un’azione militare “non è inevitabile“, pur aggiungendo che, tuttavia, essa fa parte delle possibilità prese in considerazione.

A oggi l’arma principale per ridimensionare Pyongyang resta quella delle sanzioni. La bozza Usa di risoluzione Onu prevede il bando di tutte le esportazioni di gas e petrolio alla Corea del nord, ipotesi caldeggiata pure dal presidente sudcoreano Moon Jae-in e dal premier giapponese Shinzo Abe, che proprio a Vladivostok si sono incontrati faccia a faccia. Mosca sul punto è più scettica ma l’obiettivo è d’incardinare il dialogo come unica soluzione alla crisi, sul modello di quanto accaduto “nel 2005“.

Il nodo delle sanzioni non sarà comunque una passeggiata. L’alto rappresentante per la politica estera europea Federica Mogherini è entrata nella mischia con la proposta di “studiare nuove autonome misure dell’Unione europea” contro Pyongyang all’insegna di “maggiore pressione economica e diplomatica”. Tokyo e Seul approveranno senz’altro. Moon d’altra parte ha espressamente ringraziato la Russia “per la sua attiva partecipazione” al dossier-sanzioni contro la Corea del Nord e ha chiesto “di proseguire” con tale sostegno. Il presidente sudcoreano ha però anche sottolineato che una soluzione pacifica della crisi è la “priorità principale“. E ha lodato il presidente Putin per il suo carisma, da vera e proprio “tigre siberiana“, animale che tutti in Corea “amano profondamente”.

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