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Lo Ius soli slitta ancora: il ddl assente dal calendario di settembre di Palazzo Madama

Rimandato a settembre, anzi no. Dello Ius soli, il controverso ddl sul diritto di cittadinanza alle persone di origine straniera nate in Italia, non c’è traccia nel calendario di settembre di Palazzo Madama. Lo slittamento di luglio, almeno per il momento, sembra non aver trovato riscontro nell’attesa ripresa dei lavori dell’Aula in merito all’approvazione che, secondo quanto pronosticato non più di qualche giorno fa, sarebbe arrivata entro l’autunno. L’esclusione dalle tappe in agenda del Senato, alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, pone però un grande punto interrogativo sulla discussa proposta di legge la quale, comunque, secondo il presidente dei senatori Pd, Luigi Zanda, “resta un obiettivo prioritario”. Ciò che al momento sembra mancare è la maggioranza: “Noi vogliamo approvare questa legge e per farlo è necessario il dibattito, ma soprattutto servono i voti… Non va bene portarlo in Aula e poi non farlo approvare”.

Pareri contrastanti

Tutto rimandato, dunque, a questo punto a data da destinarsi. E, con lo slittamento di un’approvazione che solo tre mesi fa sembrava in netto divenire, il prevedibile dibattito politico si è puntualmente scatenato, con i fronti dei favorevoli e dei contrari a commentare l’assenza del ddl dagli appuntamenti dell’Aula del Senato: “Per fortuna lo Ius soli per ora è sparito dal radar dell’agenda parlamentare – ha detto il vicepresidente del Senato e coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord, Roberto Calderoli – la stragrande maggioranza di cittadini è contraria”. Di diverso avviso Cecilia Guerra, presidente dei senatori Mdp: “Non ci sono alibi. Rinviare lo Ius soli significa comprometterne l’approvazione ed è una comune convinzione che il rinvio dia nuova e maggiore forza a chi ha cambiato posizione su questo provvedimento. Come Mdp, assieme a Si abbiamo chiesto con forza la sua ricalendarizzazione immediata”.

Speranza: “Rinvio Ius soli? Resa culturale”

Chi ritiene positiva la posticipazione delle discussioni in merito al ddl è il Movimento Cinque stelle che, attraverso la voce di Enrico Cappelletti, capogruppo a Palazzo Madama, ha fatto sapere che “la riforma è così importante che dovrebbe passare attraverso una valutazione dei cittadini tramite referendum…”. Roberto Speranza, coordinatore nazionale di Articolo Uno-Mdp,  ha parlato di un “cedimento a destra” e, soprattutto, di una “resa culturale” che “nega la cittadinanza a 800 mila ragazzi italiani”.

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