“…Per cui giustizia, saggezza e umanità domandano che venga arrestata la corsa agli armamenti, si riducano simultaneamente e reciprocamente gli armamenti già esistenti, si mettano al bando le armi nucleari“. Così recita l’enciclica Pacem in Terris, redatta da Giovanni XXIII nel 1963, in piena guerra fredda e con la minaccia che si scatenasse un conflitto con armi atomiche su scala globale.
Patrono dell’Esercito italiano
Quelle parole profetiche hanno reso Papa Roncalli un’icona di pace, universalmente riconosciuta. È per questo che in molti ritengono un controsenso che da oggi il “Papa buono” venga ricordato come “patrono dell’Esercito Italiano“. È stato l’ordinario militare per l’Italia, l’arcivescovo Santo Marcianò, a consegnare ieri al Capo di Stato maggiore dell’Esercito, il generale Danilo Errico, la bolla pontificia relativa al decreto della Congregazione per il culto divino.
Le ragioni
La scelta trae origine dal fatto che don Roncalli, oltre ad aver prestato il servizio di leva nel 1901, al tempo della Grande Guerra era tenente della Sanità e cappellano militare. Don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII, dalle pagine dell’Osservatore Romano spiega che la decisione è motivata per “il suo zelo, come cappellano militare, nel promuovere le virtù cristiane tra i soldati, il luminoso esempio di tutta la sua vita e il suo costante impegno in favore della pace“.
Le perplessità dei vescovi
Ma non bastano queste ragioni ad arginare le polemiche, che si stanno abbattendo in particolare contro l’ordinariato militare italiano. “Forse sarebbe stato meglio confrontarsi, come si è fatto in precedenti occasioni, all’interno della Conferenza episcopale italiana”, commenta l’arcivescovo Giovanni Ricchiuti a nome di Pax Christi, come riporta Avvenire. “Ma lo dico anche come semplice vescovo – aggiunge –, e molti miei confratelli in queste ore mi stanno esprimendo la loro perplessità su questa scelta“.
Bassetti ignaro
No comment da parte del card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, che sottolinea di esserne stato all’oscuro fino ad oggi. “È una questione in cui non voglio entrare perché purtroppo ne sono stato informato questa mattina e vedo che ci sono state delle polemiche – ha risposto ai giornalisti il porporato a margine della tre giorni del clero di Bologna a cui ha partecipato – ma voglio informarmi molto bene dalla Segreteria di Stato, dalla Congregazione per il culto divino; quindi non lascio dichiarazioni su questo punto”.
La posizione della Comunità Papa Giovanni XXIII
La decisione ha provocato critiche anche all’interno dell’associazionismo cattolico. Sul tema è intervenuto Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi. Essa – rileva Ramonda – “è sorta sul sogno di migliaia di giovani di donare la propria vita in una forma nonviolenta a servizio del Paese, nel bene comune e soprattutto nella condivisione con i più poveri, scegliendo la possibilità del servizio civile e dell’obiezione di coscienza all’uso delle armi”.
“Magistero di pace”
Ramonda spiega inoltre l’importanza del “Magistero di pace” di Giovanni XXIII per la Comunità di cui è presidente. “Tra le nostre fonti di ispirazione – afferma Ramonda – c’è proprio il Magistero di pace di Papa Giovanni XXIII e il suo modo di operare sempre teso a favorire l’incontro e non il conflitto. Famosa è la sua frase ‘Insistete su ciò che vi unisce piuttosto che su ciò che vi divide’, spesso citata dal nostro fondatore”.
Patrono degli operatori di pace
Ramonda ritiene “una forzatura farlo diventare patrono di un esercito”. E aggiunge – a nome della Comunità Papa Giovanni XXIII – che “ci sembrerebbe più opportuno che il Papa Buono potesse essere patrono degli operatori di pace, a partire dai tanti giovani che svolgono con noi il servizio civile nelle zone di conflitto, per ‘sanare le ferite e costruire ponti’, come ha recentemente invitato a fare Papa Francesco”.
Papa non va tirato per la mozzetta
In vista del Sinodo dell’ottobre 2018 sui giovani, Ramonda chiede inoltre che possa essere vagliata l’ipotesi di nominare Giovanni XIII “patrono dei giovani”. Lo riferisce a In Terris, e precisa inoltre che “non si tratta di attaccare un’istituzione, ma Papa Giovanni non può essere ‘tirato per la mozzetta’, è un patrono universale. Con tutto il rispetto, l’esercito è funzionale alla sopravvivenza degli armamenti e al loro uso. Dunque stona alquanto che il Pontefice della Pacem in Terris ne divenga il patrono”.
Ramonda conclude quindi con una supplica al Cielo: “Preghiamo che il Signore illumini i cuori per una scelta che tenga conto del sentire dell’intero popolo di Dio”.
Castagnetti: “Scelta assurda”
Il primo ad esprimere la sua contrarietà sulla scelta di Giovanni XXIII patrono dell’esercito era stato con un post di lunedì scorso Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Partito Popolare Italiano che su Facebook ha definito la scelta “una cosa semplicemente assurda“.
“Che bisogno ci sia di designare un patrono dell’esercito italiano non si capisce proprio – continua -. Ma se proprio fosse necessario – sostiene Castagnetti – mi chiedo perché questa scelta. È il Papa della Pacem in Terris. Si vuole associare all’esercito un patrono che sia segno di contraddizione con la sua funzione istituzionale o si vuole ‘contenere’ lo spessore profetico di un Papa la cui memoria nella coscienza di tutti è vissuta come il simbolo della bontà e della pace? Ma Papa Francesco ne è informato?”.
Polemiche ricorrenti
Più volte l’ordinariato militare italiano era stato investito da polemiche. Si tratta di quelle riguardo alla riforma dei cappellani militari, che dovrebbe prevedere la rinuncia ai gradi ed anche ai lauti stipendi che questa assegnazione comporta. Chissà che l’intercessione dall’alto del nuovo patrono non contribuisca a completare una riforma che, ad oggi, rimane incompiuta.