Il genere umano potrebbe essere a un passo dalla sesta estinzione di massa. Lo rivela un modello elaborato da matematici e geologi coordinati da Daniel Rothman del Massachusetts Institute of Technology (Mit) pubblicato sulla rivista Science Advances.
Livello di carbonio sopra i limiti massimi
Lo studio ha preso in considerazione l'aumento delle concentrazioni di carbonio nell'atmosfera e negli oceani avvenuti negli ultimi 540 milioni di anni. Si è visto, infatti, che le cinque estinzioni di massa avvenute sulla Terra sono sempre state legate all’aumento delle concentrazioni di questo elemento necessario alla vita.
Secondo il modello elaborato dal Mit, nel 2100 – anno nel quale a causa delle attività umane potrebbe essere aggiunta negli oceani una quantità di carbonio tra i 300 ed i 500 miliardi di tonnellate – i livelli di concentrazione supereranno il limite che l’ambiente potrà sopportare, dando così inizio alla sesta estinzione di massa, un disastro ecologico “universale” che andrebbe a consumarsi nel corso dei successivi 10mila anni, partendo dall'estinzione delle specie marine (pesci, alghe, molluschi, plancton etc..) per poi continuare con gli animali e i vegetali terrestri.
Scomparso l'80% degli esseri viventi
E' bene ricordare che, durante la peggiore delle estinzioni (altresì detta “transizione biotica”), vale a dire quella avvenuta nel Permiano 251 milioni di anni fa, scomparirono dalla faccia della Terra l'81% delle specie marine e il 70% dei vertebrati terrestri.
Non andò molto meglio 65 milioni di anni fa, durante la quinta, nel Cretaceo-Paleocene: a causa del disastroso impatto di un grande meteorite sulla superficie terrestre, oltre a tutti i dinosauri, si estinsero il 75% di tutte le altre specie viventi. Quella transizione inaugurò l'era dei mammiferi. Speriamo che al termine della sesta, il Sapiens sia ancora in vita per raccontarla.