Una forte condanna contro il governo del Myanmar è stato fatto dai consiglieri speciali delle Nazioni Unite. Il consigliere per la prevenzione dei genocidi, Adam Dieng, e quello per la responsabilità dei singoli governi di proteggere i propri popoli, Ivan Simonovic, hanno comunicato di essere giunti alla conclusione che il Myanmar, guidato dal premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, non ha rispettato i suoi obblighi internazionali per proteggere la minoranza musulmana dei Rohingya dalle atrocità che ha subito.
La denuncia dei due consiglieri Onu
Entrambi i consiglieri hanno denunciato come i ripetuti richiami fatti dalla comunità internazionali non siano stati presi in considerazione dal governo birmano, sottolineando come dal 25 agosto 2017, oltre 500 mila Rohingya sono stati costretti a scappare dallo stato di Rakhine per trovare rifugio in Bangladesh, dove vivono in condizioni disperate.
La Cina sostiene le “attività a tutela di pace e stabilità” della Birmania
Inoltre, i due consiglieri hanno ribadito che gli appelli della comunità internazionale sono inutili in assenza di sanzioni del Consiglio di Sicurezza dove la Cina, Paese alleato della giunta birmana, gode del diritto di veto. Nel frattempo, proprio il governo cinese ha comunicato di appoggiare e sostenere la Birmania nelle attività “a tutela di pace e stabilità” rifiutando di unirsi alle altre nazioni che hanno denunciato una pulizia etnica in corso ai danni dei Rohingya. D’altro canto, però, Pechino – come riferito dal vice ministro del Dipartimento internazionale, Guo Yezhou, in una conferenza stampa al margine del 19esimo congresso del Pcc – ha condannato gli “atti di violenza e terrore” utilizzati per ristabilire l’ordine in Myanmar.
I rapporti tra Cina e Birmania
In passato i rapporti tra Cina e Birmania hanno avuto momenti di tensioni, ma di recente la situazione ha preso una piega positiva, tanto da indurre Pechino a realizzare un oleodotto di 771 chilometri attraverso il Paese confinante per il trasporto di greggio. Lo scorso mese, durante una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, Pechino si è appellata alla cautela quando Usa, Gran Bretagna, e Francia hanno chiesto di porre fine a quella che è stata definita una pulizia etnica perpetrata dal governo birmano verso la minoranza Rohingya.