Le criptovalute tentano anche il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, che vorrebbe adottare una moneta virtuale sul modello del bitcoin: il “petro“. Questo per “andare avanti con la nostra sovranità monetaria nazionale e sconfiggere il blocco finanziario” imposto dagli Stati Uniti contro il suo Paese. “E' arrivato il secolo XXI!“, ha esultato Maduro durante il suo consueto programma radio-televisivo settimanale, nel quale ha spiegato che il sistema del “petro”' si appoggerà sulle riserve naturali di petrolio, gas oro e diamanti del Paese.
Il “petro”
Il presidente ha sottolineato che il “petro” servirà a “rilanciare lo sviluppo economico del Paese” e permetterà ai cittadini di effettuare una serie di transazioni commerciali, senza entrare però nei particolari dell'iniziativa. Il Venezuela attraversa un'acuta crisi economica, che si riflette anche sulla sua moneta, il bolivar, che solo nell'ultimo mese ha perso il 57% del suo valore.
Il Fedcoin Usa
La febbre da Bitcoin contagia anche la Federal Reserve Usa. Anche se ''è molto prematuro parlare di un'offerta di valute digitali da parte della Fed, è qualcosa a cui stiamo pensando'' ha affermato il presidente della Fed di New York, William Dudley, mostrando come la “curiosità” con cui la banca centrale ha guardato alle valute elettroniche finora si sta trasformando in qualcosa di diverso e potrebbe tradursi in un Fedcoin. L'apertura della Fed è arrivata a pochi giorni al lancio negli Stati Uniti del primo future legato al Bitcoin: bruciando sul tempo il colosso dei derivati Cme, il Cboe Global Markets ha annunciato che il 10 dicembre esordirà il suo primo future sulle criptovaluta. Sarà introdotto alle 17.00 del pomeriggio ora locale, con la prima giornata completa di scambi l'11 dicembre.
Il Regno Unito
A guardare con interesse, e preoccupazione, al Bitcoin è anche il Tesoro inglese, che annuncia una stretta con norme più stringenti per stroncare l'uso della moneta virtuale da parte di organizzazioni criminali o evasori fiscali.