Cosa Nostra siciliana e la 'ndrangheta calabrese da tempo immemorabile e costantemente fino ai nostri giorni nutrono e coltivano un accentuato interesse nei confronti della massoneria“. Lo scrive la Commissione Antimafia nella relazione della presidente Rosy Bindi. “Da parte delle associazioni massoniche – si legge – si è registrata una sorta di arrendevolezza nei confronti della mafia”.
La segretezza di massoni e mafiosi
L'uscita della Commissione crea una nuova spaccatura con le logge massoniche, dopo che nei mesi scorsi la Bindi affermò che esistono condannati al 416Bis negli elenchi di massoni sequestrati. Stavolta la deputata del Pd rileva che non esiste “il primario interesse alla impermeabilità dalle mafie” da parte delle obbedienze e il preteso rispetto delle leggi da parte della massoneria “si è rivelato più apparente che reale”.
In particolare la relazione della Commissione parlamentare antimafia accusa “la segretezza, che permea il mondo massonico (e quello mafioso)… il segreto costituisce il perno di alcune obbedienze”. Il documento parla di “un senso di riservatezza a dir poco esasperato”. L'insieme di queste regole viene “suggellata da una sorta di supremazia riconosciuta alle leggi massoniche rispetto a quelle dello Stato”.
I massoni in Calabria e Sicilia
La relazione prende di mira il Goi, Grande Oriente d'Italia, evidenziando come ogni affiliato a questa obbedienza “quasi si riservi un giudizio di legittimità costituzionale massonico sulle leggi che dunque non sono da rispettare sic et simpliciter ma solo se da essi ritenute conformi al dettato costituzionale”. Sul fronte dei numeri emerge che degli oltre 17mila iscritti nelle obbedienze esaminate nelle regioni Sicilia e Calabria, la gran parte, oltre 9mila, insiste nelle logge calabresi; in Sicilia gli iscritti sono 7.819. Non è stato però possibile procedere alla completa identificazione di tutti gli iscritti: oltre 3mila di questi massoni risultano privi di generalità complete.
La replica del Gran Maestro
Arrivata puntuale la replica di Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, che afferma: “Siamo seriamente preoccupati. In Italia qualcuno vuole riportare indietro le lancette della storia reintroducendo di fatto leggi fasciste e illiberali soprattutto contro i massoni. Come denunciò Antonio Gramsci, può essere l’inizio di un pericoloso ritorno al passato. È in grave pericolo innanzitutto la democrazia e il libero pensiero”.
Secondo Bindi, “c'è in particolare un passaggio della relazione che fa tremare le vene ed i polsi per la sua virulenza e pericolosità. Si dice: 'Non si vuole di certo auspicare il ripristino delle disposizioni fasciste sopra riportate, seppure, non va dimenticato che, accanto a coloro che perseguivano evidenti volontà illiberali, insigni giuristi apprezzavano tali normative che, per l’eterogenesi dei fini tipica delle leggi, garantivano comunque un sistema di conoscenza e di trasparenza'”. Bisi parla di “un’opera di negazionismo di un brutto passato”.