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“L'umanità è sacra a Dio e ogni vita va custodita”

La parola madre, dal latino mater, “rimanda alla parola materia“. E in Maria, “il Dio del cielo, il Dio infinito si è fatto piccolo, si è fatto materia, per essere non solo con noi, ma anche come noi”. L'anno si apre con una novità: “l’uomo non è più solo; mai più orfano, è per sempre figlio“. “L’umanità è cara e sacra al Signore. Perciò, servire la vita umana è servire Dio e ogni vita, da quella nel grembo della madre a quella anziana, sofferente e malata, a quella scomoda e persino ripugnante, va accolta, amata e aiutata“. E' quanto afferma Papa Francesco nel corso dell'omelia pronunciata durante la celebrazione della Santa Messa per la Pace. In una San Pietro addobbata a festa, il Pontefice incentra la sua riflessione sulla figura di Maria, che oggi la Chiesa celebra come “Madre di Dio”. Omaggia la figura della donna, sottolineando che “mentre l’uomo spesso astrae, afferma e impone idee, la donna, la madre, sa custodire, collegare nel cuore, vivificare. Perché la fede non si riduca solo a idea o dottrina, abbiamo bisogno, tutti, di un cuore di madre, che sappia custodire la tenerezza di Dio e ascoltare i palpiti dell’uomo”. E conclude: “La Madre, firma d’autore di Dio sull’umanità, custodisca quest’anno e porti la pace di suo Figlio nei cuori e nel mondo”.

Non c'è più Dio senza uomo

Il Papa esordisce ricordando che l'anno civile “si apre nel nome della Madre di Dio”, “il titolo più importante della Madonna”. E anche se alcuni, in passato, “chiesero di limitarsi a 'Madre di Gesù', la Chiesa ha affermato: Maria è Madre di Dio”. In queste parole, aggiunge il Pontefice, “è racchiusa una verità splendida su Dio e su di noi”, ovvero che, “da quando il Signore si è incarnato in Maria, da allora e per sempre, porta la nostra umanità attaccata addosso. Non c’è più Dio senza uomo: la carne che Gesù ha preso dalla Madre è sua anche ora e lo sarà per sempre. E Dio è vicino all’umanità come un bimbo alla madre che lo porta in grembo”.

Il silenzio che custodisce

Commentando poi il Vangelo odierno, Papa Bergoglio fa notare che San Luca della Madre di Dio ci dice una sola frase: “Custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. E afferma: “Maria non parla: il Vangelo non riporta neanche una sua parola in tutto il racconto del Natale. Anche in questo la Madre è unita al Figlio”. Gesù è infante, ovvero “senza parola”. “Lui, il Verbo, la Parola di Dio – spiega il Pontefice – ora è muto. Il Dio davanti a cui si tace è un bimbo che non parla. La sua maestà è senza parole, il suo mistero di amore si svela nella piccolezza. Questa piccolezza silenziosa è il linguaggio della sua regalità. La Madre si associa al Figlio e custodisce nel silenzio“. Questo silenzio, aggiunge il Santo Padre, “ci dice che anche noi, se vogliamo custodirci, abbiamo bisogno di silenzio”. Francesco invita allora a tacee davanti al presepe, perchè davanti all'immagine della mangiatoia “ci riscopriamo amati, assaporiamo il senso genuino della vita”. “Lasciamo che Gesù parli al nostro cuore, che la sua piccolezza smonti la nostra superbia, che la sua povertà disturbi le nostre fastosità, che la sua tenerezza smuova il nostro cuore insensibile”. “Ritagliare ogni giorno un momento di silenzio con Dio è custodire la nostra anima – prosegue -; è custodire la nostra libertà dalle banalità corrosive del consumo e dagli stordimenti della pubblicità, dal dilagare di parole vuote e dalle onde travolgenti delle chiacchiere e del clamore.

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Il “centro” della vita cristiana

Il cuore invita a guardare al centro della persona, degli affetti, della vita – prosegue il Papa -. Anche noi, cristiani in cammino, all’inizio dell’anno sentiamo il bisogno di ripartire dal centro, di lasciare alle spalle i fardelli del passato e di ricominciare da ciò che conta”. Il Pontefice indica poi “il punto di partenza” di ogni credente: “la Madre di Dio”, perché “Maria è esattamente come Dio ci vuole”, ovvero una “Madre tenera, umile, povera di cose e ricca di amore, libera dal peccato, unita a Gesù, che custodisce Dio nel cuore e il prossimo nella vita”. Se vogliamo ripartire, aggiunge, “guardiamo alla Madre. Per andare avanti, ci dice la festa di oggi, occorre tornare indietro: ricominciare dal presepe, dalla Madre che tiene in braccio Dio”. E conclude: “La devozione a Maria non è galateo spirituale, è un’esigenza della vita cristiana. Guardando alla Madre siamo incoraggiati a lasciare tante zavorre inutili e a ritrovare ciò che conta”. Poi, l'omaggio alla figura della donna: “E mentre l’uomo spesso astrae, afferma e impone idee, la donna, la madre, sa custodire, collegare nel cuore, vivificare. Perché la fede non si riduca solo a idea o dottrina, abbiamo bisogno, tutti, di un cuore di madre, che sappia custodire la tenerezza di Dio e ascoltare i palpiti dell’uomo. La Madre, firma d’autore di Dio sull’umanità, custodisca quest’anno e porti la pace di suo Figlio nei cuori e nel mondo“.

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