La voce degli ultimi

domenica 24 Novembre 2024
11 C
Città del Vaticano

La voce degli ultimi

domenica 24 Novembre 2024

Troppi interessi esterni sulla Siria

Si sta aprendo nella città russa di Sochi, sul Mar Nero, il congresso del Dialogo Nazionale Siriano. Nell’intenzione ufficiale dei suoi promotori – Russia, Turchia e Iran, con netta preponderanza della prima anche per la sede dell’evento – la conferenza dovrebbe riunire rappresentanti del governo e dell’opposizione per avviare un processo di riconciliazione nazionale dopo la fine della guerra, negoziare una transizione politica e stilare una bozza di Costituzione condivisa.

Quanto sia precario tale intento è dimostrato dalle assenze e dai boicottaggi: non solo l’Alto Comitato per i Negoziati (che riunisce i gruppi di opposizione ad Assad, talora già prossimi all’Isis) ha annunciato la sua assenza, ma alla fine anche la rappresentanza dei curdi (che al contrario hanno contribuito a sconfiggere lo Stato Islamico, grazie al pur moderato sostegno occidentale) ha annunciato che darà forfait. I primi sostengono che la Russia e l’Iran sono troppo sbilanciati nel sostegno ad Assad, i secondi invece hanno chiuso le porte dopo i recenti bombardamenti turchi su Afrin.

Perché questo vertice rischia di trasformarsi in un nulla di fatto? Il problema di fondo è l’ambiguità del suo principale sponsor, la Russia, che si trova ad essere contemporaneamente parte in causa del conflitto e preteso mediatore fra i contendenti. Mosca non è intervenuta in Siria per “sconfiggere i terroristi”, come vuole la sua propaganda di Stato, bensì per garantirsi e ampliare un avamposto militare e poi procedere ad una divisione in sfere d’influenza. Non si può negare che i russi siano riusciti a realizzare obiettivi importanti sul breve periodo, come la fissazione delle de-escalation zonesad Astana e la capacità di far dialogare gli storici rivali Teheran e Ankara.

La stessa duttilità politica che Mosca ha utilizzato durante il conflitto le si sta però rivoltando contro nelle trattative diplomatiche. Il Cremlino di per sé avrebbe interesse a fare maggiori concessioni agli oppositori di Assad (inclusa la sua uscita di scena), ma ciò è reso difficile dal peso dell’alleato iraniano, che ha speso moltissimo per fare della Siria l’anello di un cordone pan-sciita che dal Libano passi per Siria e Iraq arrivando sino in Yemen. La Turchia, dal canto suo, per fragilità interna in seguito al fallito golpe contro Erdogan si è sostanzialmente piegata alla volontà russa, passando dal sostegno all’Isis ad una posizione più morbida. Quando però tale allineamento ha iniziato a pregiudicare i suoi interessi vitali, con la possibile istituzionalizzazione di un territorio curdo forte e autonomo (il Rojava), non ha esitato a riprendere l’iniziativa come si è visto nei recenti bombardamenti.

Il vertice di Sochi si apre senza particolari speranze perché, dietro la retorica sulla pacificazione, la Siria è oggi un failed state in cui gli attori esterni, portatori di interessi contrapposti, difficilmente troveranno la quadratura del cerchio.

Dario Citati – Direttore del Programma di Ricerca “Eurasia” dell’Istituto di Geopolitica IsAG

ARTICOLI CORRELATI

AUTORE

ARTICOLI DI ALTRI AUTORI

Ricevi sempre le ultime notizie

Ricevi comodamente e senza costi tutte le ultime notizie direttamente nella tua casella email.

Stay Connected

Seguici sui nostri social !

Scrivi a In Terris

Per inviare un messaggio al direttore o scrivere un tuo articolo:

Decimo Anniversario