Il Congresso di Sochi per il Dialogo Nazionale Siriano rischia di essere l'ennesima occasione sprecata. Oggi il vertice entrerà nel vivo ma, con ogni probabilità, si concluderà con un nulla di fatto, complici le assenze dei rappresentanti delle forze curde, al momento sotto attacco nell'enclave nordoccidentale di Afrin da parte della Turchia, e dell'opposizione appoggiata dall'Arabia Saudita e riunita nel Comitato siriano per i negoziati. La piattaforma creata da Russia, Turchia e Iran sta, dunque, mostrando tutti i suoi limiti.
Il vertice
Tuttavia, secondo Qadri Jamil, capo della piattaforma moscovita dell'opposizione siriana, sarebbe un errore dire che non ci sono rappresentanti dell'opposizione tra i partecipanti al summit di Sochi. Jamil, ex membro del partito Baath del presidente Bashar al-Assad, sostiene che nella città russa ci siano rappresentanti sia dei gruppi appoggiati da Mosca che di quelli sostenuti dall'Egitto. Agli incontri sta partecipando anche il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura, in seguito al fallimento dei colloqui di pace tenuti dall'Onu a Vienna tra il 25 e il 26 gennaio.
Delegati
Inoltre, secondo gli organizzatori del congresso, 1.511 delegati in rappresentanza di tutti gli strati della società siriana sono stati invitati a prendere parte all'evento. La maggior parte, compresi quelli in rappresentanza del governo di Damasco, proviene dalla Siria. Tra di loro ci sono membri dell'opposizione del Consiglio popolare della Siria, rappresentanti dei principali partiti politici, figure religiose di spicco di tutte le confessioni, rappresentanti di tribù, sindacati e di minoranze etniche.
Problemi
I lavori stanno iniziando con notevole ritardo. Secondo Artyom Kozhin, vice direttore del dipartimento informazione del ministero degli Esteri russo, a rallentare l'inizio della riunione sarebbero state delle “richieste aggiuntive” di alcuni gruppi filo-turchi dell'opposizione siriana come precondizione per la partecipazione alla riunione. Stamattina il ministro degli Esteri di Mosca, Serghiei Lavrov, ha discusso della questione in due conversazioni telefoniche con il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu, che – sostengono i russi – gli avrebbe assicurato che “il problema sarebbe stato risolto“.