La “fase 2” dei negoziati sulla Brexit rischia di incontrare un nuovo ostacolo. Nel corso della sua visita in Cina, Theresa May ha detto che i cittadini europei che giungeranno in Gran Bretagna nel periodo di transizione successivo all'uscita di Londra dall'Unione europea non avranno gli stessi diritti di quelli arrivati prima.
Differenze
Secondo Bruxelles, invece, anche in quella fase (che scatterà il 29 marzo 2019 e terminerà il 31 dicembre 2020) dovrebbe essere mantenuto lo “status quo“, in cui rientrano la libertà di circolazione e gli stessi diritti attuali per i cittadini Ue che si stabiliranno nel Regno Unito. Invece secondo la May, riferisce il Guardian, potrebbero esserci meno tutele, come per esempio un limitato accesso alle prestazioni sociali, ma anche l'obbligo del permesso di lavoro e la registrazione all'arrivo. La premier ne ha parlato conversando con i giornalisti nel primo dei tre giorni di permanenza a Pechino: ha spiegato che i dettagli sono ancora tutti da negoziare, ma che è “evidente” che deve esserci “una differenza tra coloro che sono venuti prima di Brexit e quelli che verranno quando sanno che il Regno Unito sta uscendo” dall'Ue.
Replica
Al Guardian è arrivata la risposta di Guy Verhofstadt, leader dei liberali europei ed emissario del Parlamento di Strasburgo nei negoziati per la Brexit. “I diritti dei cittadini Ue durante il periodo di transizione non sono negoziabili” ha scandito. Sulla stessa lunghezza d'onda l'eurodeputato italiano Roberto Gualtieri (Pd), membro del gruppo di orientamento sulla Brexit all'Eurocamera. “Non accetteremo un accordo di transizione sulla Brexit che crei due livelli di cittadini dell'Ue. Le quattro libertà devono rimanere indivisibili durante ogni transizione” ha tweettato. Le “quattro libertà” a cui si riferisce Gualtieri sono la libera circolazione di beni, capitali, servizi e persone