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I “compiti” per la Quaresima

Con l'austero rito dell'imposizione delle Ceneri ha inizio la Quaresima, un itinerario spirituale di quaranta giorni, durante i quali i cattolici si preparano alla grande festa della Pasqua. Riconciliazione e conversione sono le due parole chiave che ci aiutano a scoprire il significato di questo tempo (cfr. Gl 2,12-18 e Mc 1,15). Un tempo scandito da preghiere e celebrazioni penitenziali che, nella pratica, si esplicita col digiuno. In una società come quella odierna, che fa del benessere un valore assoluto, l'astensione dal cibo rappresenta un’importante occasione di crescita. Papa Francesco lo spiega così: “Ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario e conoscono i morsi quotidiani dalla fame”, e, allo stesso tempo, “esprime la condizione del nostro spirito, affamato di bontà e assetato della vita di Dio”. In altre parole, per il Pontefice, “il digiuno ci sveglia, ci fa più attenti a Dio e al prossimo, ridesta la volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame”. 

Riscaldare i cuori

Dunque per un cristiano il digiuno non è solo un'ostentazione di una pratica religiosa, ma è il segno concreto con il quale l'uomo dice a Dio: “Sono pronto ad ascoltare la tua Parola”. Allo stesso tempo, esso esprime la conversione del cuore. Infatti, se non si cambia il cuore, se lo si lascia al freddo, non cambia nulla. Fa riflettere, a tal proposito, la descrizione che Dante Alighieri fa del diavolo nel suo Inferno: Lucifero è seduto su un trono di ghiaccio (cfr. Inferno XXXIV, 28-29 ). Nel suo messaggio per la Quaresima 2018, Papa Bergoglio invita tutti i fedeli a domandarsi: “Quali sono i segnali che indicano che in noi l’amore rischia di spegnersi?”. Alla base di tutto, secondo il Pontefice, c'è “l’avidità per il denaro“, seguita dal “rifiuto di Dio“. Si preferisce trovare consolazione nel denaro piuttosto che nella Parola di Dio e nei Sacramenti. Tutto ciò porta a una violenza che si ripercuote su tutti quelli “che sono ritenuti una minaccia alle nostre 'certezze'”, come “il bambino non ancora nato, l’anziano malato, l’ospite di passaggio, lo straniero, ma anche il prossimo che non corrisponde alle nostre attese”. Non solo: questa violenza si allarga anche al pianeta. Basti pensare al mare, pieno di rifiuti, che con le sue acque “ricopre i resti di tanti naufraghi delle migrazioni forzate”, mentre il cielo “è solcato da macchine che fanno piovere strumenti di morte”. E, lentamente, questa violenza, nata da un cuore ghiacciato, si allarga fino nelle comunità, sociali ed ecclesiali. Quando manca l'amore, ricorda il Papa, prevalgono “l’accidia egoista, il pessimismo sterile, la tentazione di isolarsi e di impegnarsi in continue guerre fratricide, la mentalità mondana che induce ad occuparsi solo di ciò che è apparente”. In questa prospettiva, il digiuno non è una semplice mortificazione corporale, bensì è il primo passo per cessare di considerare se stessi come un valore supremo. Decentrandosi, l'uomo si dona all'altro, così come ha fatto Cristo nella sua Passione. In questa maniera ci riconciliamo con Dio e siamo pronti a vivere la Pasqua.

Un cambio di mentalità

L'altra parola chiave è “conversione”. Un aspetto che sarà messo in luce soprattutto dalla liturgia della Prima Domenica di Quaresima. La conversione arriva nel momento in cui Dio irrompe nella vita di un uomo. La Bibbia è piena di esempi: Abramo, Mosè, i profeti….  Tutto cambia: i progetti, i punti di vista, il modo di vivere. Il motivo ce lo ricorda Gesù nelle sue predicazioni, e cioè: se è giunta la salvezza è necessario cambiare rotta per accogliere Dio che si fa vicino. Nel rito d'imposizione delle ceneri, il sacerdote dice: “Credi e convertiti al Vangelo”. In questa prospettiva, convertirsi significa non solo rinunciare al peccato, ma dare un orientamento nuovo alla propria vita. Come? Papa Francesco suggerisce di rispolverare due pratiche che la Chiesa offre agli uomini in questo tempo: la preghiera e l’elemosina. “Dedicando più tempo alla preghiera – scrive il Pontefice -, permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi, per cercare finalmente la consolazione in Dio. Egli è nostro Padre e vuole per noi la vita”. L'elemosina, invece, “ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello“. Il Santo Padre, nel messaggio, fa notare che questa pratica, tuttavia, non dovrebbe essere svolta solo nei quaranta giorni che precedono la Pasqua, bensì “nei nostri rapporti quotidiani, davanti a ogni fratello che ci chiede un aiuto”. Se pensassimo che lì c’è un “appello della divina Provvidenza“, allora ogni elemosina diventa “un’occasione per prendere parte alla Provvidenza di Dio verso i suoi figli; e se Egli oggi si serve di me per aiutare un fratello, come domani non provvederà anche alle mie necessità, Lui che non si lascia vincere in generosità?”. 

Rinnovati verso la Pasqua

Digiuno, preghiera ed elemosina aiuteranno i nostri cuori a rimanere “caldi”, a non raffreddarsi. Nel cuore di Dio, ricorda Francesco, “la carità non cessa mai di ardere”, e ci dona “sempre nuove occasioni affinché possiamo ricominciare ad amare”. Vivendo questi quaranta giorni all'insegna del “penitenza”, rivivremo “l’esperienza dei discepoli di Emmaus: ascoltare la parola del Signore e nutrirci del Pane eucaristico consentirà al nostro cuore di tornare ad ardere di fede, speranza e carità”.

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