La visita di Papa Francesco al Centro Ecumenico di Ginevra in occasione del 70° anniversario della fondazione del World Council of Churches (WCC) sarà un segno di riconoscimento del contributo unico del Consiglio al movimento ecumenico moderno e un'espressione dell'impegno personale del Santo Padre verso l'obiettivo dell'unità dei cristiani”. Così il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per l'unità dei cristiani ha presentato, insieme al reverendo Olav Fykse Tveit, Segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, il viaggio che il Pontefice effettuerà il 21 agosto a Ginevra. “L'unità della Chiesa non è una realtà fra le nubi bensì concreta e visibile ma non ancora piena, perché ci sono molti elementi cristiani fuori della Chiesa – ha spiegato il porporato – In questo senso la Chiesa cattolica ha la grande responsabilità di ritrovare l'unità per tutti i cristiani. Questo è detto chiaramente nel Concilio Vaticano II e S. Giovanni Paolo II ha voluto questo obbligo anche nel diritto canonico”.
Qual è il senso di questo viaggio? “Il S. Padre – ha risposto il cardinale – ha un cuore molto ecumenico, l'unità dei cristiani gli sta molto a cuore e abbiamo trovato un motto adeguato per il Concilio e per il S. Padre: il Papa dice sempre che l'ecumenismo non è solo un dialogo ma ci sono differenti aree e soprattutto ripete che si tratta di camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme“.
Prima Lund, ora Ginevra. Il Papa fa un “ecumenismo itinerante”? “Per il S. Padre è molto importante visitare queste realtà. A Lund c'è stata la grande commemorazione della Riforma, ora questo anniversario dei 70 anni del Consiglio mondiale: il S. Padre vuole essere presente e dare un segno chiaro che vuole l'ecumenismo, l'unità dei cristiani”.
Francesco ripercorrerà i passi di due suoi predecessori, Paolo VI, che visitò il Centro ecumenico il 10 giugno 1969, e Giovanni Paolo II, che vi si recò il 12 giugno 1984. La Chiesa cattolica non è membro del Consiglio ma diversi dicasteri collaborano attivamente. Il porporato svizzero ne ha spiegato i motivi: “Il Papa ha una responsabilità particolare, non può essere membro di un altro grande strumento ecumenico. Giovanni Paolo II molte volte ha detto che il ministero petrino è un ministero di unità. C'è una buona collaborazione, che in molti casi è più importante che far parte del Consiglio. Poi bisogna considerare che la Chiesa cattolica numericamente è la più grande, ma penso che la ragione principale sia la missione particolare del vescovo di Roma per l'unità dei cristiani”.
Il cardinale non ha voluto commentare, invece, la notizia della prossima pubblicazione delle linee guida per l'intercomunione da parte della Conferenza episcopale tedesca: “Non ho ancora visto il testo, non voglio pronunciarmi” ha detto.
Il programma dettagliato della visita è ancora da definire. Il Papa si incontrerà brevemente con il Presidente della Confederazione Svizzera per una visita di cortesia prima di recarsi al Centro ecumenico dove è previsto un tempo per la preghiera ecumenica nella cappella e la partecipazione del Santo Padre alla sessione speciale del Comitato centrale per commemorare l'anniversario. Su invito della Conferenza episcopale svizzera, il Santo Padre celebrerà anche una Santa Messa per la comunità cattolica di Ginevra e gli altri pellegrini. Il ritorno a Roma è previsto per la sera dello stesso giorno.
“Per più di mezzo secolo – ha concluso il cardinale – i rapporti tra la Chiesa cattolica e il WCC sono stati descritti come un 'viaggio comune' o 'pellegrinaggio'. Nonostante le diverse visioni su alcuni dottrinali, questioni morali o sociali, questo pellegrinaggio ecumenico continua mentre entrambi i partner continuano ad affermare l'impegno per la ricerca della piena unità visibile. Si spera che la visita del Santo Padre rafforzerà la nostra collaborazione ecumenica”.