Il Pd per bocca del suo reggente Maurizio Martina comincia a rendere pubbliche le proprie idee in vista dell'insediamento delle Camere. Il ministro dell'Agricoltura ritiene un “pericolo per il Paese” un governo guidato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ribadisce quindi che il Pd sarà all'opposizione ma senza ritirarsi in un “Aventino”. “Noi contrattaccheremo – dice – e cercheremo di organizzare l'alternativa con un lavoro di centrosinistra aperto, plurale”. Respinge quindi un'alleanza con il M5S, ma lascia aperta una fessura a un “governo politico” con queste parole: “Io penso che M5s e Pd non debbano stare insieme in un governo politico, se poi ci sarà un appello del presidente Mattarella a tutti allora sarà un altro discorso”.
La linea di Martina sembra corrispondere a quella di Gianni Cuperlo, rappresentante dell'ala più a sinistra del Pd, che dice: “Se dopo vari tentativi a vuoto” fosse rivolto “un appello a tutte le forze per un governo e per fare nuove regole diverse, anche sulla legge elettorale, io non sarei per l’Aventino”.
Lo sguardo dei Dem è comunque rivolto al futuro del loro partito, uscito con le ossa rotte dalle elezioni del 4 marzo. Al Nazareno sono tutti d'accordo che sia necessario un cambio di passo, ad iniziare dalla guida nel post-Renzi, che deve essere – dicono – “collegiale”. Per Martina “questa nostra difficoltà a viverci come comunità è stata fondamentale e ha fatto la differenza. Come ripartire? Non ripartiamo dall’idea di una leadership in quanto tale ma da un’idea collegiale della leadership per una causa comune”. Al futuro guarda anche Andrea Orlando, senza nascondere una critica: “Dobbiamo riflettere sugli elementi di nepotismo e clientelismo che hanno caratterizzato il nostro partito, riconoscendoli, e dobbiamo ridimensionare tutti gli ego”.
E con Liberi e Uguali? All'interno del Pd ci sono punti di vista discordanti sull'atteggiamento da assumere con i fuoriusciti dal partito. C'è chi, come il capogruppo al Senato Luigi Zanda, apre a una riconciliazione con loro: “Mi sembra che il dato emerso oggi e, che io condivido da tempo, è la necessità di ricostruire la comunità del centrosinistra, che significa un grande lavoro insieme e un’attenzione tra di noi, oltre a un elemento di cui c’è grande bisogno in generale in tutto l’Occidente: riprendiamo una vista lunga”.