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Blitz dell'Fbi negli uffici del legale di Trump

Tra Russiagate e altri sospetti, l'inchiesta del procuratore speciale Mueller, questa volta, arriva davvero vicino al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. L'Fbi infatti, ha perquisito gli uffici dell'avvocato personale del Tycoon, Michael Cohen, a Manhattan, dal quale è stata prelevata un'ingente quantità di documenti legati, secondo gli inquirenti, sia alla tranche che rigaurda le presunte interferenze russe durante le presidenziali sia le accuse lanciate dalla pornostar Stormy Daniels all'inquilino della Casa Bianca. Una perquisizione che il legale di Cohen, Stepehn Ryan, ha definito “completamente inappropriata e non necessaria” e che lo stesso avvocato di Trump ha fortemente criticato, puntando il dito contro Mueller e la sua “caccia alle streghe che va avanti da almeno 12 mesi” la quale, stavolta, ha raggiunto secondo Trump “tutto un nuovo e ridicolo livello di ingiustizia”.

Furia Trump

Certamente, questo è un momento delicato per la Casa Bianca, con il presidente riunito assieme al suo Stato maggiore per definire quale sarà la replica contro il governo di Assad a seguito dell'attacco chimico di Duma e particolarmente prodigo di critiche da Mueller all'immancabile puntata contro l'attorney general Jeff Sessions: “Ha commesso un errore quando ha deciso di astenersi sulla Russia, se lo avesse detto avremmo scelto qualcun'altro”. Al Tycoon il “gran rifiuto” di Sessions di farsi carico del Russiagate dopo il licenziamento di Comey non è mai andato a genio, tanto da ritenere il suo “fedelissimo” come responsabile della nomina di Mueller a capo dell'inchiesta. Con il procuratore speciale la rabbia di Trump è quasi furia: “Molti mi dicono che dovrei licenziarlo… vedremo cosa accadrà”. Ma è anche vero che il tremore non è una sensazione nuova per la poltrona di Mueller, ormai da tempo nel mirino presidenziale così come lo stesso Sessions. Ora, però, Trump arriva a dire che nella squadra del procuratore vi è “un gruppo di persone faziose” e che Mueller si è spinto troppo in là nell'esercitare il suo potere.

Collaborazione

Ma, al di là delle beghe col procuratore, Trump non ha visto per nulla di buon occhio il blitz dell'Fbi all'interno degli uffici newyorkesi del suo legale di lungo corso, compagno di viaggio fidato e, ora, difeso a spada tratta. Di fatto, il Tycoon difende solo Cohen, passando in rassegna negativa tutti gli altri. Fra i documenti sequestrati all'avvocato del presidente, vi sarebbero non solo quelli relativi alle accuse della Daniels ma, secondo quanto riferito dai quotidiani locali, anche (e soprattutto) incartamenti di altra natura, riguardanti imprese, attività finanziarie e, addirittura, corrispondenza fra Trump e il suo legale. Non è la prima volta che Cohen fornisce, ovviamente con altra dinamica, della documentazione al bureau: il suo avvocato ha infatti precisato che il suo assistito ha pienamente collaborato con gli inquirenti del Russiagate, fornendo documenti già in passato. In effetti, l'azione dell'Fbi sarebbe stata messa in pratica proprio per informazioni ricevute in merito a possibili sviluppi nell'ambito dell'inchiesta sulle interferenze russe

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