Cresce la tensione attorno alla Siria dopo il presunto attacco chimico sulla Duma che provocato la morte di decine di civili. Una “atrocità” secondo Donald Trump, che ieri dalla Casa Bianca ha annunciato decisioni “entro 24/48 ore“. Sull'entità della risposta di Washington nulla è dato sapere, ma nel frattempo il cacciatorpediniere Usa “Donald Cook” ha lasciato il porto cipriota di Larnaca per dirigersi verso le acque territoriali siriane.
Nervi tesi
La situazione rischia di sfuggire di mano. Lo dimostra quanto avvenuto nelle scorse ore, quando è stata diffusa la notizia secondo cui un paio di jet russi avevano sorvolato a bassa quota la stessa nave da guerra. L'indiscrezione è stata poi smentita dalla marina americana, ma dimostra quanto sia teso il clima in Medio Oriente. Nella lista dei possibili obiettivi dei raid americani in Siria vi sono sicuramente le basi che potrebbero ospitare armi chimiche. Il Pentagono non ha fornito alcun dettaglio ma secondo gli esperti nel mirino vi sarebbe la base militare di Al Dumayr, a est di Duma, da dove sarebbero partiti gli elicotteri Mil Mi-8 con a bordo i barili chimici sulla Ghouta. Non è escluso che tra gli obiettivi vi sia invece l'importante base aerea Khmeimim, nel nord-ovest del Paese, considerata dal Pentagono come principale punto di partenza per tutti i raid su Damasco e Ghouta.
La partita dell'Onu
L'unica iniziativa esistente, al momento, coinvolge la diplomazia. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu voterà le bozze di risoluzione presentate separatamente da Usa e Russia. Mosca ne ha presentate due, secondo le fonti: il primo testo chiede la creazione di un meccanismo per indagare sull'uso di armi chimiche in Siria, che era da due mesi sul tavolo del Consiglio di sicurezza, ma su cui la Russia non aveva mai chiesto di votare. Il secondo è un documento menzionato in precedenza dal capo ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, sul quale sono filtrate finora poche informazioni. L'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) delle Nazioni Unite ha, intanto, annunciato l'invio a Duma, nella Ghouta di Damasco, in Siria, ispettori per indagare sulla natura del raid.