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Trump: “Colloqui con Kim? Solo se fruttuosi”

Corea, dialogo, strategie, partnership e tanto altro. Si è chiusa con una conferenza stampa congiunta l'avventura in terra americana di Shinzo Abe, ricevuto dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, proprio nelle stesse ore in cui i venti di dialogo con la Corea del Nord hanno iniziato a soffiare di nuovo in direzione della Casa Bianca. I tre giorni a Mar-a-Lago, dove il premier nipponico si è recato per far visita al Tycoon, sono in parte serviti anche a questo, ossia a ribadire l'unità che contraddistingue Usa e Giappone e, nondimeno, a rimarcare i presupposti necessari affinché l'atteso confronto fra Trump e Kim possa svolgersi in modo pacifico e soprattutto prolifico: “Se penso che sia un incontro non fruttuoso – ha detto il presidente – allora non andremo. Se quando sarò lì mi accorgerò di partecipare a un colloquio infruttuoso, lo lascerò rispettosamente”.

Prove di dialogo

A ogni modo, Trump ha specificato di mantenere un certo ottimismo rispetto all'imminente dialogo con Kim che, come spiegato in precedenza dallo stesso presidente, dovrebbe svolgersi nei primi di giugno, forse prima. Tutto dipenderà dal diretto interessato, ossia dal leader nordcoreano, chiamato a dimostrare a sua volta buona volontà, con la grande occasione dei colloqui di Panmunjom con Moon Jae-in il prossimo 27 aprile. Uno spartiacque dal quale sarà possibile capire molto dei reali propositi di Kim dal punto di vista della denuclearizzazione della Corea del Nord, vero vincolo e prerogativa di qualsiasi dialogo e, di conseguenza, sulle sue intenzioni di perseguire la via della distensione con gli Stati Uniti. E non va dimenticato, ha spiegato ancora Trump, che un confronto con Kim potrebbe risultare propedeutico alla liberazione di tre americani detenuti in Corea. D'altronde, le basi del dialogo erano state poste già dalla visita lampo a Pyongyang di Mike Pompeo, direttore della Cia, il quale si è recato nel Paese per un viaggio segreto proprio allo scopo di incontrare Kim.

Il ruolo di Pompeo

Poco prima di iniziare una mattinata di golf con Shinzo Abe, Trump ha twittato in relazione alla visita di Pompeo in terra coreana, affermando che “la riunione si è svolta senza intoppi e si è formata una buona relazione. I dettagli del vertice sono stati elaborati ora. La denuclearizzazione sarà una grande cosa per il mondo ma anche per la Corea del Nord!”. Parole che, in un certo senso, alimentano le possibilità di vedere davvero i due leader, finora intenti più a provocarsi che a a instaurare fondamenta di confronto, incontrarsi in qualche location (tuttora ignota). Nel frattempo, va delineandosi la posizione di Mike Pompeo il quale, non ancora segretario di Stato, si è già dimostrato uomo di fiducia del presidente. La sua visita in Corea ha in parte diviso il Congresso, con i Repubblicani a sottolineare la portata diplomatica del suo lavoro, ponendola come un motivo per la conferma nel ruolo; dall'altra parte, i Democratici hanno insistito che, in quanto futuro segreatrio di Stato non avesse diritto di tenere nascosta la missione. Ambivalenze che tengono acceso il dibattito sul destino di Pompeo alla Casa Bianca. Vero è che, in questa particolare circostanza, peserà il parere del presidente, il quale ha stima e fiducia nel direttore della Cia.

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